Giovedì, 28 Marzo 2024

Giornalista iscritto all'Albo Nazionale dal 2012

Attualmente redattore del mensile Mistero

rivista dell'omonima trasmissione televisiva di Italia Uno

 

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Notizie ANSA

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Casa di frontiera: sud contro sud

“Il teatro è una forma di felicità interrotta dall'esistenza”. In questa frase di Pino Caruso si potrebbe condensare il senso e il significato della nuova piéce della compagnia teatrale storica di Ferrandina. Al Cineteatro Della Valle buona la prima per la rappresentazione teatrale della “Compagnia Senzateatro” che il 7 dicembre ha portato in scena lo spettacolo “Casa di frontiera”. Una commedia di Gianfelice Imparato con la regia di Francesco Evangelista e interpretata dallo stesso Evangelista, Piera Iacovazzi, Generoso Di Lucca e Marianna Regina. Il tema è sempre attuale: la diaspora lavorativa verso il nord, il confronto antropologico tra le due estremità geografiche e l’inevitabile incontro e scontro. Che cosa succede quando si emigra al nord e si cercare di integrarsi nel tessuto sociale? Lo scenario futuribile è quello di un’Italia secessionista dove si è costituita la “Repubblica del Nord” che impone ai “terroni” la permanenza nelle cosiddette case di frontiera, ovvero i C.R.I.C (Centri Raccolta Identità Culturali). In una di queste si ritrovano Gerardo Strummolo, tornitore di origini meridionali e sua sorella Addolorata. I due ambiscono a diventare cittadini del nord e sono costretti a sottoporsi a un severo test per l’ammissione sotto l’egida di Olga, l’irreprensibile assistente sociale. La situazione paradossale crea una serie di equivoci surreali, anche grazie alla presenza di Ciro Cacace, ossia il fidanzato napoletano di Addolorata. Si sorride amaramente: tutti i personaggi si ritrovano nel vortice degli eventi loro malgrado. A turno si affacciano sul balcone della finzione teatrale; questa è rappresentata da una scala a pioli che comunica con l’esterno della casa, ma metaforicamente anche con l’esteriorità di ogni personaggio che sistematicamente finge di essere qualcun altro. Il diverso che è in ognuno di noi e che spesso vediamo solo all’esterno e negli altri. Salvo scoprire poi che alla fine la propria natura viene sempre fuori prepotentemente. La rappresentazione mette in scena il conflitto identitario del sud contro se stesso. I personaggi, infatti, fortemente permeati della loro meridionalità, aspirano a diventare nordisti, ma proprio in questo passaggio appaiono sempre più del sud. Sud contro sud, mentre il nord resta fuori scena, quasi solo un modello astratto ammantato di sarcasmo dissacrante. Essenziale ma al contempo originale il progetto scenico creato dalla coppia Davide Di Prima e Adriano Nubile, deus ex machina da sempre della compagnia. Il sipario si è aperto una sola volta e non si è mai richiuso, neanche per il veloce cambio di scena; questo accorgimento, come la stessa scenografia costituita da cordicine intrecciate, permettono un coinvolgimento totale dello spettatore, anche nell’osservazione dei movimenti degli attori dietro le quinte. Il messaggio è chiaro: il teatro in fondo è una rappresentazione della vita e viceversa e la trasparenza delle azioni supera la finzione dei comportamenti, nella vita così come nel teatro. Dopo il successo nazionale e internazionale dell’ultima produzione “Maria Barbella”, “Compagnia Senzateatro” ritorna al futuro e ritrova in un nuovo progetto Generoso Di Lucca, l’amico di sempre Di Francesco Evangelista con il quale ha fatto coppia per oltre un decennio in numerose commedie in vernacolo. L’abbraccio finale, sincero e commosso, conferma in realtà che, capovolgendo la frase di apertura di Caruso, l’esistenza è una forma di felicità in(in)terrotta del e dal teatro.

 

Pubblicato nella rivista Scena n. 72

Scarica e leggi anche l'articolo pubblicato nella rivista Scena n. 77: