Giovedì, 28 Marzo 2024

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Attualmente redattore del mensile Mistero

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Rassegna stampa

 

Notizie ANSA

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I poltronifici della politica

Niente è più necessario del superfluo. Il paradosso appena espresso ha il suo motivo d’esistere soprattutto quando si parla degli enti regionali lucani, costituiti appositamente per ottemperare in alcuni casi a funzioni talmente specialistiche e ristrette da far risultare assurdo a ogni buon logica l’esistenza stessa. Una specie di poltronifici per collocare personaggi della politica o vicini alla politica. Contarli tutti sarebbe impresa ardua, poiché bisognerebbe aggiungere anche quelli sub-regionali, ossia con competenze a livello provinciale o in ambiti locali.

Le cifre

Servono veramente? Quanto costano alla comunità? Rispondere con esattezza è impresa ancora più ardua. La pletora al seguito di questi enti è ampia, variegata e ben nutrita: presidenti, consigli di amministrazione, revisori contabili e consulenti esterni. Nella maggior parte dei casi si tratta di politici o ex-politici usciti dal giro che conta. Allora ecco che l’inutilità di alcuni enti diventa utilità funzionale a un sistema politico-amministrativo autoreferenziale. Per arginare questo fenomeno il governo ha dichiarato di voler tagliare almeno il 20% delle consulenze al fine di scalfire la mastodontica cifra di 300 miliardi di euro che è l’ammontare della spesa pubblica nel nostro paese. Solo in Basilicata, tra indennità di carica e spese di funzionamento, si potrebbe risparmiare tra i tre e i quattro milioni di euro all’anno. Un “superfluo” che potrebbe ritornare utile per le disastrate casse regionali. Alcuni enti presentano costi palesi o occulti assolutamente sproporzionati; sarà, forse, per questo motivo che il costo regionale del personale amministrativo risulta cinque volte superiore a quello della Lombardia. Questa situazione è confermata anche dalla recente relazione del procuratore regionale Michele Oricchio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2012 della Corte dei Conti. Dure le parole di monito: “Negli ultimi anni anche in Basilicata si sta formando un sistema politico-istituzionale complesso, costoso e di non facile decifrazione, in cui trova fertile terreno di coltura il virus del malgoverno nei confronti del quale si pone certamente non solo una questione morale ma anche la necessità di dimensionare il sistema istituzionale di difesa del cittadino a garanzia della repressione di quelle condotte dannose poste in essere da chi riveste incarichi pubblici”.

Facciamo i nomi

Facciamo qualche esempio tra i tanti. Il consorzio industriale di Potenza, per esempio, assegna incentivi ai dirigenti e al direttore per il raggiungimento degli obiettivi, rispettivamente di 21mila e 27mila euro. Il compenso incentivante deliberato è in aggiunta allo stipendio annuo, variabile tra i 95mila e 120mila euro. Gli stipendi dei dipendenti, invece, sono a rischio. Altro spreco, questa volta in collaborazione con la regione Puglia: nell’aprile 2008 si è provveduto alla sostituzione dell’Eipli (Ente per lo Sviluppo dell'Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria) con la nuova società “Acqua spa”. Questo ha innescato un conflitto di competenze con conseguente aggravio di costi, sebbene “Acqua spa” sia un ente nato solo sulla carta. L’elenco potrebbe continuare. Alcuni enti svolgono funzioni che potrebbero essere accorpate alla regione o alla provincia: si va dalla commissione delle pari opportunità fino all’associazione degli ex consiglieri, passando per la commissione per i lucani all’estero e la consulta per i minori. Ci sono poi l’autorità di bacino per la Basilicata, il comitato di coordinamento istituzionale per le politiche del lavoro, il consorzio alta Val d’Agri, il consorzio Bradano e Metaponto, il consorzio di bonifica Vulture-Alto Bradano e l’osservatorio regionale della costa. Tra le società partecipate meritano una menzione la “Metapontum agrobios s.r.l.”, la “Società energetica lucana”, l’ente parco nazionale del Pollino e l’ente parco nazionale dell’appennino lucano-Val d’Agri. Tutti perfettamente funzionanti, ma i costi per sostenerli valgono le attività che svolgono? Niente è più necessario del superfluo, ma forse niente è superfluo più di ciò che è forzatamente necessario.

 

Pubblicato sul settimanale L'Altravoce N. 4 02/06/2012