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Notizie ANSA

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Il metano la chimica e la mucca N.13 20/02/2010

Come diceva Gianbattista Vico la storia dell’uomo è fatta di corsi e ricorsi. Per verificare la validità del paradigma del filosofo napoletano passiamo alla mera elencazione oggettiva di fatti che riguardano il territorio della provincia di Matera facendo un percorso temporale: passato, presente e futuro. Il passato. Era il 1959 quando in Val Basento iniziavano le prime perforazioni dei pozzi metaniferi che davano il la alla grande rincorsa del sogno dell’industrializzazione nel settore chimico. Il presente. E’ notizia di questi giorni, sebbene ufficiosa, che Scanzano sarebbe stata individuata come sede di un probabile impianto nucleare; nel 2003 Scanzano era salita alla ribalta nazionale per la grande marcia dei centomila contro l’insediamento del sito unico nazionale. Passiamo al paese lucano tanto caro a Carlo Levi. Ad Aliano in questi giorni c’è stata una grande mobilitazione contro l’installazione di una centrale a biomasse di 35 Mwe che dovrebbe bruciare circa 400 mila tonnellate annue di legna (solo legna?) proprio in prossimità del Parco dei calanchi. A pochi chilometri di distanza, a Pisticci, in contemporanea il consiglio comunale esprimeva parere negativo alla costruzione di una centrale termoelettrica a turbogas da 800 Mwe della società “Sorgenia”. A Salandra è prevista un’altra centrale turbogas da 400Mwe. Solo per inciso, comunque, ricordiamo che il Piano energetico recentemente approvato dalla Regione Basilicata prevede la messa a regime di circa 500 Mwe massimi complessivi provenienti da fonti tradizionali. Il comune di Ferrandina, invece, ha dato parere positivo per l’insediamento di Ecoil (rigenerazione di olii esausti) e allo stoccaggio di gas da parte della Geogastock. E ancora una centrale termoelettrica a Irsina e una centrale a biomassa a Tricarico. Non sembrano troppi tutti questi progetti più o meno dello stesso tenore e a forte impatto ambientale su un territorio abbastanza circoscritto? Il futuro. Stiamo passando dalla possibilità “di sfruttare” il nostro territorio, grazie alla presenza del metano, a “essere sfruttati” dall’aberrante post-colonialismo industriale. E’ vero, è davvero difficile immaginare la nostra “verde” vallata con le mucche al pascolo, però forse il metano di un tempo magari ora, con l’aiuto della chimica “buona”, lo possiamo ricavare proprio dai profumati escrementi delle nostre mucche. Corsi e ricorsi storici, è un cerchio che si potrebbe chiudere. Come diceva De Andrè: “Dai diamanti (dei grandi gruppi industriali) non nasce niente, dal letame nascono i fiori”. Stranamente, però, è un cerchio che non si chiude perché nessuno di questi grandi gruppi industriali metterà i propri soldi profumati al servizio degli escrementi delle mucche ma neanche al servizio, per esempio, della ben più profumata attività di coltivazione dei fiori.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto N.13 20/02/2010