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Notizie ANSA

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La musica come denuncia sociale il rap di Stigliano N.97 05/11/2011

La forza della musica come denuncia sociale. La voce questa volta si alza da un paese dell’entroterra materano: Stigliano. Il ritmo è quello del rap; questo genere musicale da sempre coniuga le rime baciate e ritmate con i problemi sociali. A questo paradigma non si sottrae neanche il rap “made in Lucania”. "Da Stigliano fino a Bari" (Jé só de Stegghiàne fin a Bbar) è il titolo del video realizzato dalla “FrAnd Productions” di Francesco Zaccaria con la collaborazione del sito internet "Rifiuticonnection.it" e di "Southdistribution.com". Sulle musiche di Emistoph e di Antonio Colangelo si sono ritrovati insieme il rapper lucano AccA MC, all'anagrafe Antonio Santamorena (membro del gruppo torinese "I Ragazzi di Via Agliè" insieme a A-Younes e Yassin), il rapper barese di Max Il Nano (già conosciuto per l'apprezzato video "Japr l’ekk" - Apri gli occhi) e la melodica voce stiglianese di Antonio Fornabaio. Il rapper lucano AccA MC non è nuovo a questo genere di produzione; infatti, già in altri due canzoni dal titolo “Bla Bla bla” e “Lucania style” ha tradotto in musica i problemi legati all’inquinamento e alle malattie connesse. Tutto il mondo è paese e tra Stigliano e un ghetto americano si annullano le distanze. Viene fuori così un contest musicale con le immagini del video che si collocano a metà strada tre il clip e il reportage di cronaca. La canzone è una denuncia cruda e senza alcun filtro: dallo smaltimento illegale di rifiuti tossici all'emergenza amianto, dalla contaminazione delle acque causata dalle estrazioni petrolifere al vertiginoso aumento delle malattie tumorali. L’idea del video prende spunto da “RifiutiConnection.it”, un documentario girato nell’estate del 2009 e curato da Pietro Dommarco, giornalista freelance e presidente della OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) e Vito Foderà, presentatore di Vanguard Italia. Il reportage ha destato molto scalpore perché denunciava una serie di situazioni che hanno sconvolto e sconvolgono tutt’oggi il territorio lucano. Il video musicale, corredato da alcuni dati significati sulle maggiori problematiche ambientali lucani, si può visionare al seguente indirizzo web: http://www.rifiuticonnection.it/index.php/rap. L’incipit del brano è significativo: “La Basilicata è chiamata anche Lucania, ma qualcuno l’ha chiamata – terra di nessuno – Nella terra di nessuno chiunque può fare tutto… perché nessuno la difende. Oggi però i lucani hanno paura e non di coloro che possono fare tutto, ma di una bestia chiamata tumore”. Le scene del video sono state girate a Stigliano, coinvolgendo giovani e anziani del paese. Il dialetto locale allora diventa slang, come nei ghetti newyorkesi, per gridare a ritmo di musica tutta la rabbia e lo sdegno per alcune situazioni che segnano inesorabilmente la vita sociale di questa regione. Da denuncia sociale a quella politica il passo è breve: la Basilicata è terra malata e nessuno la difende. Il ritornello “Io sono di Stigliano!” sembra quasi un grido di battaglia contro la corruzione e contro l’immobilismo. Dice una strofa della canzone: “Lo sai che qui a Stigliano c’è la Sagra del Tumore e voi Massoni senza Cristo nel cuore, fate un passo indietro e risolvete la situazione”. Parole forti che cercano di scardinare un sistema che stritola la quotidianità. Continua la canzone: “A Stigliano sale la Nebbia e appare surreale, i pensieri in testa ronzano come le zanzare. Vaghi per il paese perché non c’è nulla da fare, è arrivata l’ora di andare via…non c’è nulla da inventare”. Il contesto locale è l’occassione, in realtà, per parlare di problemi comuni a tutta la regione. L’ineluttabilità del presente lascia il posto a un barlume di futuro: ”Ma qui il tempo passa e non si ferma più, viviamo nel domani dimenticando ciò che abbiamo oggi”. Nella dedica finale la forza della musica oltrepassa la denuncia e si fa speranza. I tre rapper, infatti, così firmano il loro lavoro: “Dedicato alle nostre famiglie, ai nostri corregionali e a tutti coloro che hanno lasciato la nostra terra nel silenzio e nella sofferenza insegnandoci, attraverso i loro ultimi sguardi, a non rassegnarci mai e a lottare per la legalità”.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto  N.97 05/11/2011