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Notizie ANSA

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Albano il regista dei corti

La Basilicata si conferma un set cinematografico naturale. L’intreccio tra la settima arte e il territorio si sta rivelando vincente. L’ennesima conferma: il giovane regista lucano Giuseppe Marco Albano si è aggiudicato il “Nastro d’Argento” 2012 con il suo corto “Stand by me” interpretato dall’attore materano Antonio Andrisani. Il premio cinematografico assegnato dal 1946 dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI) è il più antico d'Europa e il secondo a livello mondiale del settore. Lo stesso corto, uscito nel marzo del 2011, ha vinto inoltre anche il premio CRESM "Identità e memoria" - sezione filmmakers- VII edizione 2011 EfeboCorto Film Festival di Castelvetrano e ha ottenuto la nomination ai David di Donatello 2011. Giuseppe Marco Albano ha ventisette anni, è scrittore, sceneggiatore e regista. Lavora come assistente alla regia in diversi set, dove è entrato in contatto con professionisti del cinema italiano e internazionale. Nel 2008 ha fondato, assieme ad altri amici, l’associazione culturale “Basiliciak”, con l’intento di promuovere il cinema lucano nel mondo. Gli altri corti prodotti sono “Il cappellino“ del 2008, finalista al Giffoni Film Festival 2009 e candidato ai Golden Globe Italiani 2009 e “Xie Zi” del 2009. Le scene che escono dalla macchina da presa di Albano parlano della Basilicata, ma non solo. E’ un cinema “visionario” che fa parlare più le immagini che i personaggi. L’inquadratura dei dettagli accompagna lo spettatore in storie che scavano in profondità, il tutto condensato nella manciata di minuti della durata del corto.

Come nasce la sua passione per la macchina da presa?

Da bambino guardavo tanti film; ho iniziato a collezionarli e imparavo a memoria intere sequenze. Amavo il cinema in tutte le sue forme; spaziavo dalle commedie all’italiana di Corbucci, Castellano e Pipolo, Monicelli e Steno fino al cinema americano degli anni ‘80/90. La cosa curiosa era che tutti pensavano volessi fare l’attore, proprio perché li imitavo sia nella voce sia nelle movenze; ma la mia curiosità era un’altra.

A quale regista s’ispira?

Ho amato tanti maestri. Il cinema, come ogni altra forma d’arte, è rubare dagli altri. Tarantino dice sempre che il vero genio ruba non crea. Ognuno di noi può avere delle buone idee, la cosa difficile è saperle mettere in scena. Potrei, comunque, citare Takeshi Kitano, Francois Truffaut, Tim Burton, John G. Avildsen, Robert Zemeckis e poi italiani come Ermanno Olmi, Franco Piavoli, Sergio Citti, Luciano Salce, Castellano e Pipolo e Zeno. Per non parlare poi di Fellini. Tutte le notti prima di andare a dormire faccio la preghierina nominando proprio Federico.

Nei suoi lavori è sempre presente la Basilicata. Solo attaccamento alle proprie origini?

Amo la Basilicata, per tutte le sue bellezze, per i colori, i sapori, per la lingua, per l’animo della gente, per la semplicità e per la purezza, per lo spirito contadino che ci distingue, per l’ignoranza e per l’arretratezza, quella più nobile e pura. Poi detto tra noi: girare in Basilicata proprio perché non c’è una film commission non costa niente.

Che cosa pensa della film commision lucana?

Potrebbe dare maggiore sviluppo alla nostra terra. La sua istituzione significherebbe anche commercio, turismo e lavoro; in una parola potrebbe rappresentare il futuro. Seguiamo l’esempio della vicina Puglia. E’ giunta l’ora di darsi da fare soprattutto per salvaguardare il nostro territorio dagli sciacalli che vengono a girare, non pagano nessuno e non danno lavoro; anzi, sfruttano i giovani senza lasciare nulla.

Lei fa promozione del territorio lucano attraverso i suoi lavori o, viceversa, fa la promozione di quest’ultimi attraverso il territorio?

Io promuovo la mia terra con i miei lavori. Mi hanno raccontato che a Matera sono arrivate persone dal nord per visitare la città dopo aver visto “Stand by me”. Queste sono grandi soddisfazioni. Con pochi quattrini e da indipendente ho portato qui tante persone che non conoscevano questo territorio.

Parliamo di “Stand by me”. Il film tratta il tema della morte con una prospettiva che interseca il cinismo e l’ironia. E’ un modo per esorcizzare l’atavica paura umana della morte?

Si, è sicuramente tutto questo, in forma grottesca. Con “Stand by me” abbiamo voluto ironizzare un po’ sul nostro territorio. In fondo, però, dietro l’ironia superficiale c’è l’amara verità di una morte figurata che s’incarna nelle responsabilità delle istituzioni che spesso non sono attente allo sviluppo economico, commerciale, artistico e culturale della nostra terra.

Come nasce la collaborazione con l’attore materano Antonio Andrisani?

Per caso. Lo chiamai per la parte del padre di Clara nel cortometraggio “Il cappellino” e poi è nata l’amicizia; ci siamo trovati subito in sintonia. E’ un grande attore, ricorda quelli di una volta. Non è semplicemente un attore lucano, lui è un grande attore italiano.

“Venite a morire a Matera” è lo slogan del cavalier Pacucci. Perché un turista dovrebbe scegliere Matera per morire?

Avete visto Matera? L’avete mai vista di notte dal belvedere? L’avete vista d’estate col sole cocente, con le lucertole che camminano sui muri bianchi delle case? L’avete vista d’inverno con la neve? Non c’è un posto più bello e suggestivo dove morire. Poi qui al sud costa tutto di meno, è pure economico.

Nei suoi lavori c’è sempre un connubio perfetto tra le scene e le colonne sonore. Come sceglie quest’ultime?

Ascolto molta musica e ho suonato fin da bambino il pianoforte e la batteria. Non sono un musicista, però, strimpello e amo la musica. Un grazie particolare va ai miei genitori che mi hanno cresciuto a pane e Celentano, Dalla, De Andrè, Tenco, Bongusto e tanti altri. Grazie alla batteria porto il tempo in testa durante la messa in scena, durante l’azione e la post produzione. A volte sono io che detto i tempi al mio montatore; mi viene spontaneo trovare il ritmo nelle scene.

Progetti per il futuro?

Ho girato un lungometraggio che s’intitola “Una domenica notte”. Speriamo di vederlo presto nelle sale. Non aggiungo altro per scaramanzia.

 

Pubblicato sul settimanale L'Altravoce N. 2 19/05/2012