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Notizie ANSA

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Il partito dell'astensione N.77 04/06/2011

L’astensionismo come espressione del proprio diritto di voto. Ne sono convinti i membri della Commissione di Vigilanza per la Democrazia Partecipativa. L’organo è nato a Bernalda, in provincia di Matera, il 23 febbraio 2008 su iniziativa dell’Assemblea dei Soci del Comitato “Cittadini Attivi”. A livello locale e nazionale il numero crescente di coloro che non si recano alle urne nel giorno delle elezioni è in costante aumento; come sono in crescita le percentuali delle schede nulle e bianche. La commissione è un laboratorio di sperimentazione politica, ispirato ai principi della democrazia partecipativa dal basso. L’astensionismo, dunque, non come pratica da consigliare o come forma di protesta, ma piuttosto come antidoto alla decadenza morale dei partiti. Dalla teoria ai fatti: la Commissione, infatti, il 30 aprile scorso ha presentato formale denuncia-querela alla Procura della Repubblica di Roma contro la Rai per gravi violazioni ai principi costituzionali relativi al pluralismo dell'informazione e, in particolare, alla mancanza di adeguati spazi informativi per gli astensionisti. In occasione delle ultime elezioni amministrative, inoltre, una delegazione è stata accreditata all’interno dell’area politica del ministero per seguire le fasi di elaborazione dei dati e dei risultati elettorali. Ne parliamo con il portavoce del movimento Antonio Forcillo.

Come è nata l’idea di costituire questo nuovo organismo?

C’era principalmente il bisogno di esprimere l’assoluta equidistanza da tutti i partiti politici; dare, invece, voce contestualmente ai cittadini che si rivolgevano alla commissione per porre all’attenzione della comunità varie problematiche sociali. E’ per questo che abbiamo adottato la formula dell’astensionismo strategico, inteso come “mezzo” e non come “fine”.

Quali sono gli obiettivi principali?

Lo sviluppo della democrazia partecipativa, intesa come mezzo di coinvolgimento diretto di tutte le rappresentanze politico-sociali impegnate a loro modo nelle decisioni istituzionali a ogni livello.

Quali sono le vostre rivendicazioni?

Prima di tutto ci stiamo impegnando per il riconoscimento della piena sovranità degli astensionisti, anch’essi cittadini sovrani a tutti gli effetti; questi attualmente costituiscono il primo raggruppamento politico pur non essendo un partito, ma rappresentano comunque la base più critica che fugge dalla logica tradizionale dei partiti. E’ finito il tempo della sudditanza passiva dalla classe politica.

Come mai nei sondaggi elettorali non si parla mai delle percentuali di astensionismo e delle cause di questo fenomeno?

Perché siamo in un vero e proprio regime mediatico. A nessun partito politico conviene. Se gli astensionisti entrassero, come dovuto, nel calcolo e nella giusta rappresentavità della politica sarebbe la fine del ruolo truffaldino e autoreferenziale dei partiti stessi. Semplicemente parlarne significherebbe un’immediata e ulteriore presa di coscienza da parte degli italiani.

Quali saranno le prossime iniziative?

Evidenziare dopo il ballottaggio delle amministrative la rappresentatività effettiva dei sindaci eletti. Le percentuali dei dati diffusi saranno come sempre elaborati sul corpo votante, cioè dei soli elettori che si saranno recati a votare al ballottaggio. Bisogna, invece, evidenziare la rappresentatività emersa in rapporto all’intero corpo elettorale sovrano avente diritto. Ciò potrebbe servire da stimolo per un nuovo coinvolgimento partecipativo sia dei cittadini sia della stessa classe politica. Questo potrebbe, infine, essere un ottimo sistema per iniziare ad arginare la triste piaga del clientelismo e del malaffare italiano.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto  N.77 04/06/2011