Giornalista iscritto all'Albo Nazionale dal 2012
Attualmente redattore del mensile Mistero
rivista dell'omonima trasmissione televisiva di Italia Uno
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“Terribilis est locus iste”. Potrebbe bastare già questa frase incisa nella chiesa di Rennes-le-Château per esprimere l’inestricabile groviglio di storie e di misteri legati al paesino esoterico più famoso al mondo. Una serie infinta di elementi storici, esoterici, ermetici e cabalistici, tutti concentrati in un unico posto, forse come in nessun posto al mondo.
Il piccolo paese di Rennes-le-Château si trova in Francia a ridosso dei Pirenei nella regione Linguadoca-Rossiglione nel dipartimento dell’Aude. Per capire perché è diventato così importante negli ambienti intrisi di occultismo bisogna fare un passo indietro.
Nel 1214 Bianca di Castiglia, mentre a Parigi imperversava la rivolta dei pastori, si rifugiò a Rennes dove fece costruire il castello di Blanchefort e secondo la leggenda vi nascose il suo tesoro. É utile ricordare che Bianca di Castiglia era appassionata di esoterismo e fece inserire per esempio nelle vetrate della cattedrale di Chartres dei rosoni che raffiguravano la Vergine nera e la Rosa mistica.
Il castello di Rennes è appartenuto nel corso dei secoli ai Conti Ràzes, ai Marchesi Blanchefort e infine alla famiglia des Hautpoul. L’ultimo signore di Rennes, marchese di Blanchefort, sposò Marie de Nègre d'Ables. La marchesa morì il 17 gennaio 1781 (è importante tenere ben a mente la data del 17 gennaio) e in punto di morte rivelò un importante segreto ad Antoine Bigou curato di Rennes. Di cosa si trattava?
Saunière: uno strano personaggio
Il 1° giugno 1885 arrivò a Rennes il nuovo curato Bèrenger Alfred Saunière. Egli strinse subito amicizia con Henri Boudet, prete del vicino paese di Rennes les Bains. Nel 1880 lo stesso Boudet pubblicò un volumetto dal titolo "La vraie langue celtique e le Cromleck de Rennes Les Bains"; l’autore vantava la scoperta di una lingua universale, la cosiddetta lingua di Babele. In realtà il libro era la descrizione di un viaggio iniziatico e quasi sicuramente vi celò delle conoscenze segrete.
Nel 1891 Saunière iniziò i lavori di ristrutturazione della chiesa e in uno dei pilastri trovò un contenitore con quattro pergamene. Poco dopo iniziò la costruzione della Torre di Magdala. É importante notare che il termine “Magdala” deriva dall’ebraico e significa proprio “torre del tempio” ma anche “luogo della colomba”.
Nel passo biblico Michea 4:8 si legge: «A te, torre del gregge, colle della figlia di Sion, a te verrà, a te verrà l'antico dominio, il regno che spetta alla figlia di Gerusalemme».
Per due anni Saunière tentò invano di decifrare le pergamene, così decise di rivolgersi al vescovo di Carcassonne che a sua volta lo indirizzò presso l’abate Bieil direttore di Saint Sulpice a Parigi; qui fu introdotto in ristretti circoli esoterici soprattutto dopo aver fatto la conoscenza dell’avvenente cantante lirica Emma Calvé. A Parigi Saunière inoltre comprò tre quadri: la “Tentazione di San Antonio” di Teniers, “I Pastori d'Arcadia” di Nicolas Poussin e un ritratto di papa Celestino V di autore anonimo.
A proposito del quadro di Teniers è importante notare che Sant Antonio Abate si festeggia il 17 gennaio, data della morte del santo ma anche dell’ultima marchese di Rennes. Inoltre, nell’iconografia classica il santo è raffigurato nelle sue lotte contro le tentazioni del demonio personificate sottoforma di donne procaci; appare suggestivo il parallelismo con la situazione che il curato probabilmente stava vivendo proprio con la Calvé.
Nel quadro “I pastori di Arcadia” di Poussin, invece, con il sintagma memento mori "Et in arcadia ego" (la stessa che si trova anche nella chiesetta di Rennes) quasi certamente è raffigurato il paesaggio bucolico dei dintorni di Rennes.
In merito infine a Celestino V bisogna ricordare che è citato anche da Dante come «colui che fece per viltade il gran rifiuto», infatti abdicò dopo solo cinque mesi.
Senza dubbio, dunque, una personalità enigmatica quella di Saunière e avvolta nel mistero.
Gli enigmi
I misteri che interessano Rennes e in particolare Saunière sono davvero tanti, a partire per esempio dal fatto che lo stesso curato fece scomparire la lapide della tomba della marchesa di Blanchefort. Ai margini della lapide c’erano due iscrizione fatte da Bigou; in una c’era la scritta "Et in arcadia ego” e nell’altra “Reddis Regis Cellis Arcis” cioè “Nella regale Reddis, nella grotta della fortezza”; Reddis era l’antico nome di Rennes.
L’epitaffio della lapide recitava : “CT GIT NOBLe MARIE DE NEGRe DARLES DAME D’HAU(T)POUL De BLANCHEFORT AGEE DE SOIXANTE SepT ANS DECADEE LE XVII JANVIER MDCOLXXXI REQUIES CAT (_) IN PACE”.
Questa iscrizione presentava otto (un numero importante nell’intera vicenda) grossolani errori (sottolineati); quattro lettere sono in minuscolo rispetto alle altre e altre quattro sono proprio sbagliate; si ricavano così le due parole “mort” e “epee” che sono le chiavi di codifica utilizzando la Tabella di Vigenere (metodo funzionante solo con messaggi con un numero di lettere multiplo di 64 – 8x8). Il risultato della decodifica è: “BERGERE PAS DE TENTATION QUE POUSSIN TENIERS GARDENT LA CLEF PAX DCLXXXI PAR LA CROIX ET CE CHEVAL DE DIEU J’ACHEVE CE DAEMON DE GARDIEN A MIDI POMMES BLUES” cioè “PASTORELLA NON TENTAZIONE, CHE POUSSIN-TENIERS DETINE LA CHIAVE; PACE 681 DALLA CROCE E QUESTO CAVALLO DI DIO, IO COMPLETO QUESTO DEMONIO DEL GUARDIANO A MEZZODI' MELE BLU”.
La mela rappresenta il peccato originale e in particolare il frutto della conoscenza proibita. Si narra che dalla vetrata sud ogni 17 gennaio (come abbiamo visto la data della morte di Sant’Antonio) il raggio di sole che entra proietta delle mele blu nella parte opposta. La stessa cosa avviene anche nella chiesa di Saint Sulpice.
Le pergamene ritrovate da Saunière portavano il sigillo di Bianca di Castiglia raffigurante l’ape che simboleggia l’anima ma nell’araldica anche la regalità. Questo insetto è riconducibile anche a re Salomone. Era forse questo il tesoro di Bianca di Castiglia?
Le pergamene, due scritte probabilmente da Bigou, contenevano: l’albero genealogico dei conti di Rhedae con il sigillo di Bianca di Castiglia e redatto sotto forma di litania a Nostra-Signora, il testamento di F.P. d'Hautpoul con la genealogia fino al 1644 e una scrittura in latino riguardante San Vincenzo di Paola, il testamento di Henri d'Hautpoul del 25 aprile 1695 e l’invocazione in latino a cinque santi con le lettere “PS” in gotico in basso a destra. I cinque santi erano: San Antonio di Padova, San Antonio l'eremita, Sulpice di Bourges (si venera il 17 gennaio), San Rocco di Montpellier e San Vincenzo di Paola.
Come si può notare in tutta la vicenda torna costantemente ancora la data del 17 gennaio. La cosa curiosa è che lo stesso Saunière si sentì male proprio in questa data e morì qualche giorno dopo ossia il 22 gennaio 1917; in punto di morte il sacerdote chiamato per l’estrema unzione, sconvolto per la confessione, non gli concesse l’assoluzione.
In una delle pergamene vi erano delle lettere sopraelevate rispetto alle altre che componevano il seguente messaggio: “A DAGOBERT II ET A SION EST CE TRESOR ET IL EST LA MORT” ossia “A DAGOBERTO II E A SION APPARTINE QUESTO TESORO ED EGLI QUI GIACE”.
In una parte della pergamena erano riportati in maniera confusa passi del vangelo che facevano riferimento all’episodio degli apostoli che raccolgono le spighe di grano e alla vicenda di Lazzaro a Betania.
Le ultime quattro lettere degli ultimi quattro righi formano la parola “Sion”. Ancora un collegamento al già citato passo biblico Michea 4:8? Nell’altra pergamena, invece, ci sono delle lettere più piccole che formano le parole “Rex Mundi”; questo è l’appellativo del dio cataro del mondo materiale in contrapposizione al dio buono, formato da solo spirito e non contaminato dalla materia.
La chiesa
La chiesa di Rennes può essere considerata certamente la summa di tutti i misteri. É dedicata a Maria Maddalena come la torre poco distante. All’ingresso Saunière fece incidere la frase "terribilis est locus iste" cioè "questo luogo è terribile”. Questa iscrizione è presente in molte chiese e deriva dal passo Genesi 28:17 dove è descritto il sogno di Giacobbe della scala che scende dal cielo.
All’ingresso inoltre vi è una colonna visigota con la scritta “penitence” ripetuta due volte e più sotto “mission 1891”. Le due SS di “mission” sono evidenziate, come a voler dire “mis sion”; inoltre anche l’8 della data è in evidenza.
Sulla chiave di volta del portone vi è lo stemma di Leone XIII. Ai lati dell'ingresso sono presenti due colombe bianche; sotto la colomba di sinistra è incisa la data 1891, mentre sotto quella di destra quella del 1892. La colomba bianca è un simbolo alchemico e rappresenta la materia prima (albedo) che si trasforma nella pietra filosofale. Ricordiamo inoltre che Magdala in ebraico significa proprio “luogo della colomba”.
All'interno della chiesa troviamo il diavolo Asmodeo che sostiene l'acquasantiera a forma di conchiglia sulla quale sono incise le iniziali B.S.; più sopra sono presenti quattro angeli nell'atto di fare il segno della croce. É presente anche la salamandra, riconducibile all'elemento del fuoco e quindi alla pietra filosofale; la salamandra è riconducibile anche alla fenice che risorge tra le fiamme. Sono presenti quindi i quattro elementi (aria ossia gli angeli, fuoco con la rappresentazione della salamandra, acqua ossia l’acquasantiera e terra ovvero la raffigurazione del demone). Secondo la leggenda Asmodeo era il primogenito nato dall’unione tra Adamo e Lilith, la nera Dea-Madre primordiale. Egli era il demone che portava l'acqua mentre Salomone costruiva il Tempio di Gerusalemme e in seguito divenne il guardiano protettore del tesoro; simboleggia infine anche il custode dei numeri sacri.
Sopra l'acquasantiera c'è la scritta: "con questo segno tu lo vincerai". La frase originale è in latino: "in hoc signo vinces", la stessa che apparve in sogno a Costantino prima della vittoriosa battaglia preludio della sua conversione al cristianesimo. Nella parte opposta all’acquasantiera c’è un quadro raffigurante il battesimo di Gesù; lo sguardo del demone e quello di Gesù guardano nella stessa direzione cioè sul pavimento fatto a scacchi bianco e nero.
Bisogna porre l’attenzione sulla valenza alchemica di alcuni nomi e su questi due colori: Marie de Nègre e Bianca di Castiglia e Blanchefort. Il bianco e il nero sono due stati del processo alchemico, ma sono rappresentativi anche del pavimento delle sale massoniche.
Nella chiesa, inoltre, è raffigurata la Via Crucis con 14 stazioni disposte da sinistra verso destra e non al contrario come stabilito dal Vaticano. Nelle stazioni della Via Crucis, opera del massone Guscard, si notano le seguenti anomalie: nella 1° si nota un bambino nero con i piedi a forma di grifone, nella 2° una donna inginocchiata davanti a un elmo in oro mentre Gesù indossa un mantello rosso e nelle vicinanze è presente una scala che sale verso il cielo (ancora un riferimento al sogno di Giacobbe), nella 7° sullo sfondo si vede una porta aperta dalla quale s'intravede la Torre Magdala, infine nell’8° una donna coperta da un velo da vedova e un fanciullo con un tessuto scozzese di colore azzurro.
Nella chiesa sono presenti le statue di cinque santi: San Germano, San Luca e ancora, San Rocco, San Antonio l'eremita e San Antonio di Padova; le iniziali formano la parola GRAAL.
Sotto l'altare è presente un bassorilievo fatto dallo stesso Saunière che rappresenta Maria Maddalena. Questa contempla una croce grezza dalla quale si alza un germoglio frondoso, mentre al suo fianco vi è un libro aperto, un cranio e un melo. Lo sfondo sembrerebbe il paesaggio di Rennes. La croce con i rami rappresenta l’albero genealogico. Vi era anche una scritta ormai distrutta da un vandalo:
“JESUS MEDELA VULNERUM SPES UNA POENITENTIUM PER MAGDALENAE LACRYMAS PECCATA NOSTRA DILUAS” ossia “GESU’ RIMEDIO PER I NOSTRI PECCATI E SPERANZA PER NOI PENTITI. TU CANCELLERAI I NOSTRI PECCATI GRAZIE ALLE LACRIME DELLA MADDALENA”.
La Maddalena asciugò con i suoi lunghi capelli i piedi di Gesù; simbolicamente rilevante è il collegamento con i Merovingi che attribuivano la loro forza proprio ai lunghi capelli.
Gli elementi della chiesa e l’effige dell’ex libris di Saunière, dove s’intrecciano due triangoli uno bianco e uno nero con i vertici uno verso l’alto e uno verso il basso a formare la stella di David, farebbero pensare all’affiliazione del parroco all’ordine martinista.
La stesa effige per esempio la ritroviamo anche sulla porta alchemica di Villa Palombara a Roma.
Le Serpent Rouge e il numero 8
Il mistero di Rennes è strettamente legato a "Le Serpent Rouge", libretto scritto in lingua francese nell’Ottobre del 1966 e pubblicato il 17 gennaio 1967 (ancora il 17 gennaio) da Pierre Feugere, Louis Saint-Maxent e Gaston De Koker, deceduti misteriosamente subito dopo la pubblicazione. Alcuni indizi lo riconducono, però, a Pierre Plantard. Si presenta composto da tredici strofe. Ogni strofa corrisponde a un segno zodiacale. La terzultima in ordine di apparizione, porta il titolo di Ofiuco o Serpentario. Questa costellazione è raffigurata con un uomo che tiene nelle mani un serpente per la testa e per la coda. Il libretto inizia con il segno zodiacale dell’Acquario (chiaro riferimento alla New Age) e fa riferimento ai sette colori dell’arcobaleno e ancora una volta al bianco e al nero; nella sezione dedicata al Toro, invece, vengono citate le 64 (8x8) mattonelle bianche e nere presenti anche nella chiesa di Rennes.
Enigmatico e simbolico è il capoverso dello Scorpione, dove è presente la visione del polipo. Nel cristianesimo primitivo la medusa ottopode rappresentava l’anima rigenerata dal battesimo, questo potrebbe avere un collegamento con l’acquasantiera. É importante ricordare che lo scorpione simboleggia anche l’amore per la verità, mentre nella Bibbia indica la presenza demoniaca. Nella leggenda di Iside (trasposizione della Madonna nera), la sua fuga fu accompagnata da sette scorpioni.
Il Serpent Rouge finisce proprio con il segno del Capricorno e con il riferimento al 17 gennaio che cade sotto questo segno.
Come abbiamo visto, in tutta la vicenda il 17 gennaio è una data importante e “troppo” ricorrente per essere un caso. In questa data c’è sicuramente un significato nascosto. Se analizziamo la data 17/01/1781 e proviamo a sommare singolarmente le cifre otterremo come risultato ultimo il numero otto. L’otto appare nell’intera vicenda spesso celato attraverso il numero 17 ossia come somma di uno e sette. Uno è il numero per eccellenza, mentre il sette oltre a indicare la colomba (ecco forse spiegata la loro presenza nella chiesa), ci riconduce anche ai sette demoni usciti proprio dalla Maddalena al momento della redenzione.
Il significato del numero otto è riconducibile al conflitto tra spirito e materia di chiaro stampo cataro e quindi molto probabilmente al Rex Mundi (formato proprio da otto lettere) che ritroviamo come abbiamo visto anche nel codice della pergamena. L’otto rappresenta anche l’essenza femminile con una valenza sessuale e quindi forse la Maddalena; rappresenta però anche la morte come transizione. Questo numero rappresenta inoltre anche la mediazione tra cielo e terra: ecco dunque forse spiegato il riferimento alla scala di Giacobbe.
C’è di più: l’ottavo arcano nei tarocchi è rappresentato dalla sapienza occulta e della conoscenza primordiale ed ecco che rinviene il collegamento con Genesi, con il serpente e quindi con la rappresentazione del Serpentario. Otto sono anche i lati della croce patente dei templari. Otto, se ruotato di 90°, è anche il simbolo dell’infinito ∞, infinito come il mistero di Rennes-le-Château.
«Dio il Signore formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente». Nel versetto biblico Genesi 2:7 viene raccontata in maniera lapidaria la creazione dell’uomo grazie all’intervento di Dio che provvede inoltre a dotare il corpo di un’anima. Il processo della creazione divina dell’uomo appare completo e complementare: corpo e anima.
All’impostazione teologica legata al creazionismo nel XIX secolo si è aggiunta e contrapposta quella evoluzionista sostenuta da Darwin in seguito ai suoi studi proprio sull’evoluzione della specie. In questi anni si sta assistendo a un ulteriore passaggio epocale che potrebbe fondere insieme le due teorie e portare verso un nuovo stadio evolutivo dell’uomo sospinto dalla vorticosa evoluzione tecnologica: un nuovo formato di essere umano che al tradizionale binomio corpo e anima sostituisce quello fatto di carne e chip, realizzando di fatto così il sogno che da tempo rincorrono i futurologi. Si sta facendo strada un nuovo umanesimo tecnologico non troppo distante rispetto all’intelligenza artificiale prospettata nei romanzi di fantascienza per esempio di Isaac Asimov.
Il transumanesimo
Il transumanismo è un movimento culturale in grande ascesa negli ultimi anni che ha come obiettivo principale quello di sfruttare i benefici derivanti dai progressi tecnologici e scientifici per raggiungere evidenti miglioramenti per la salute, l’allungamento della vita e il potenziamento delle capacità intellettive. Il transumanesimo o transumanismo è anche abbreviato e indicato con le formule >H o H+ o H-plus. Il termine transumanesimo è stato utilizzato per la prima nel 1957 da Julian Huxley nel libro “Transhumanism” nel quale lo stesso autore specificava che «l'uomo che rimane umano, ma che trascende se stesso, realizzando le nuove potenzialità della sua natura umana, per la sua natura umana».
La cultura transumanista ha alcune figure storiche di riferimento: Giovanni Pico della Mirandola, Ruggero Bacone, Friedrich Nietzsche, Filippo Tommaso Marinetti e Pierre Teilhard de Chardin.
Il concetto di transumanesimo è contiguo con quello di postmodernità che prospetta invece nello specifico una spiccata interazione dell’uomo con le macchine intese come protesi tecnologicamente avanzate; tutto ciò al fine di migliorare le condizioni umane o comunque supportarle nelle attività.
I transumanisti sono a favore dell'utilizzo e della sperimentazione delle nuove tecnologie emergenti, tra le quali l'ingegneria genetica sull'uomo, la crionica (la conservazione del corpo umana a basse temperatura nella speranza di poter ripristinare le funzioni vitali) e l’uso avanzato della tecnologica integrata all’interno del corpo umano. L’idea di prospettiva è che molto presto l'intelligenza artificiale possa superare quella umana.
Il ricercatore Anders Sandberg si spinge oltre affermando che «il transumanesimo è la filosofia che afferma che noi possiamo e dobbiamo svilupparci a livelli, fisicamente, mentalmente e socialmente superiori, utilizzando metodi razionali». La maggior parte dei transumanisti non crede in un'anima umana trascendente, ma confida nella compatibilità della mente umana con l'hardware dei computer, con l'implicazione teorica che la coscienza individuale e le potenzialità intellettive possano un giorno essere trasferite o emulate su un supporto digitale, secondo la tecnica denominata "mind uploading", ossia la copia e la conservazione in supporti informatici.
Nell libro del filosofo svedese Nick Bostrom “Superintelligence” si prospetta addirittura un futuro dominato dalle macchine che sovrastano in maniera preponderante l'uomo. Bostrom ha ipotizzato anche che la realtà nella quale viviamo possa essere in definitiva una simulazione creata da eventuali esseri intelligenti al di fuori di essa.
Tutto già previsto…
È curioso e allo stesso tempo sorprendente rilevare che in verità ciò che si potrebbe profilare in un prossimo futuro ormai incombente era stato già previsto in numerose opere letterarie e cinematografiche. Tra queste, in particolare, c’è in ordine cronologico senza dubbio “Frankenstein” il famoso romanzo di Mary Shelley. Non mancano riferimenti più recenti, come per esempio la serie televisiva americana che già nel 1974 portava al grande pubblico queste tematiche. Si tratta del telefilm “L’uomo da sei milioni di dollari” che narra la vita del colonnello Steve Austin menomato a causa di un incidente durante una missione nella quale perde le gambe, il braccio destro e l'occhio sinistro. Su di lui viene effettuata una ricostruzione bionica all'avanguardia che sostituendo gli organi danneggiati con arti bionici gli permette di avere delle potenzialità aggiuntive e sorprendenti. Successivamente lo stesso tema fu sfruttato da diversi altri soggetti cinematografici, come ad esempio nel film “Robocop”. Anche in “Guerre Stellari” i due robot protagonisti sono in realtà una prima visione futuristica di soggetti di sintesi tra un apparato automatizzato e un essere umano. Suggestivo, inoltre, anche il film “Blade Runner” di Ridley Scott che già nel 1982 descriveva un mondo tecnocratico popolato da replicanti. Solo due anni dopo usciva nelle sale cinematografiche anche “Terminator” dove ancora una volta si narrano le vicende di un robot dalle sembianze umane. Un passo avanti nell’ambito di questo scenario è certamente l’arrivo nelle sale della trilogia di “Matrix” che impone non solo una riflessione sul rapporto tra le macchine e l’uomo, tema per altro già affrontato negli anni precedenti, ma si spinge oltre addentrandosi in una prospettiva di più ampio respiro perché si ipotizza la commistione tra la realtà e la dimensione virtuale.
Un aspetto comune importante da cogliere in queste opere è certamente la compenetrazione della natura umana con quella per così dire robotica, cioè i nuovi soggetti ibridi provano emozioni, si comportano come gli umani e interagiscono con gli stessi. Come spesso accade la finzione cinematografica anticipa e spesso profetizza concetti e situazioni che entrano poi dopo poco a pieno titolo nella vita quotidiana e nella realtà.
Il futuro alle porte
Androidi, cyborg, robot e umanoidi. Il futuro prossimo sarà realmente caratterizzato e popolato da questi nuovi soggetti? Per ora il processo in corso sotto gli occhi di tutti riguarda una simbiosi sempre più stretta della tecnologia con il corpo umano e con le attività della vita quotidiana.
L’impianto del microchip sottocutaneo, per esempio, ormai è stato ampiamente sperimentato e testato anche sull’uomo; il suo utilizzo da un lato è prospettato per coadiuvare alcune semplici attività quotidiane come per esempio aprire le porte, comandare il computer e accendere le luci di casa; dall’altro potrebbe essere utilizzato per immagazzinare informazioni biometriche e a carattere sanitario.
Sempre in ambito medico sono in fase di sperimentazione avanzata l’utilizzo di protesi che sono direttamente connessi con il sistema nervoso, creando un modello unico e integrato di comunicazione di dati e impulsi nervosi. L’introduzione delle protesi tecnologicamente avanzate non servono solo a livello terapeutico e per risolvere problemi di salute ma secondo gli esponenti del transumanesimo potrebbero avere anche un utilizzo cosiddetto “bionico” ossia per potenziare alcune funzioni o interi organi del corpo umano; per esempio potrebbero essere utilizzate per migliorare la resistenza cardiaca, l’udito, la vista o la funzionalità degli arti.
Le applicazioni più controverse dei principi del Transumanesimo riguardano, però, la nascita e la morte degli individui. In primo luogo, si sta facendo strada l’eugenetica embrionale e prenatale, ossia la possibilità di effettuare una vera e propria selezione degli embrioni senza difetti e patologie o addirittura l’eliminazione di quelli malati.
C’è poi una prospettiva che ha sempre interessato l’uomo: l’eliminazione della morte e del deperimento fisico. Di fatto esistono già alcuni centri che realizzano la cosiddetta crioconservazione delle persone decedute nella speranza di poterle riportare in vita in un futuro non precisato e quindi utilizzare soluzioni terapeutiche che nel frattempo si sono sviluppate e perfezionate.
Qualcuno si spinge anche oltre ipotizzando la possibilità di effettuare una scansione della matrice sinaptica dell’individuo al fine di riprodurla in un secondo momento in un computer. In questo modo sarà possibile utilizzarla separatamente e magari provvedere al trasferimento del vissuto soggettivo da un corpo biologico deceduto a un altro.
Questi scenari aprono la strada veramente a forme umane ibride con una serie di interrogativi dal punto di vista soprattutto etico. In attesa del nuovo modello di essere umano che metta in connessione diretta pensiero, cervello e macchina, riecheggiano le parole di Albert Einstein: «Un giorno le macchine risolveranno tutti i problemi, ma mai nessuna di esse riuscirà a formularne uno».