Giovedì, 28 Marzo 2024

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Il Botticelli svelato - Dicembre 2018

Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi potrebbe sembrare un nome qualunque, eppure forse non tutti sanno che dietro questo appellativo, all’apparenza vagamente aristocratico, si nasconde uno dei più importanti artisti del Rinascimento italiano. Stiamo parlando di Sandro Botticelli. L’impronta artistica che ha lasciato resiste nei secoli: quando si parla di primavera o di bellezza per una libera associazione di pensieri la mente corre subito ai suoi dipinti più famosi, ossia alla Nascita di Venere e alla Primavera. Botticelli, però, non è stato solo questo: è possibile rintracciare significati nascosti ben oltre il canone della bellezza estetica che trasuda dalle sue opere.

Prima di capire quali sono i punti più controversi che si prestano a varie interpretazioni relativamente alle opere più importanti e che denotano una certa predilezione dell’artista nei confronti di alcune particolari tematiche esoteriche, vediamo più da vicino chi era Sandro Botticelli.

La vita

Nacque a Firenze nel 1445 in via Nuova, oggi Via del Porcellana, ultimo di quattro figli maschi crebbe in una famiglia modesta ma non povera, mantenuta dal padre, Mariano di Vanni Filipepi che faceva il conciatore di pelli. Secondo alcuni documenti di famiglia è possibile desumere che abbia avuto un'infanzia malaticcia che gli avrebbe plasmato poi un carattere introverso, leggibile anche in alcune sue opere dal tono malinconico e assorto.

Il fratello Antonio era orefice di professione (battiloro o battigello), per cui è molto probabile che il giovane Sandro abbia ricevuto una prima educazione presso la sua bottega e da questo particolare forse gli fu affibbiato il soprannome che è diventato più importante del suo cognome reale. La prima vera formazione artistica si svolse invece nella bottega pratese di Filippo Lippi dal 1464 al 1467.

 Nel 1469 lavorava già da solo e in seguito alla morte di Filippo Lippi mise bottega per conto proprio. Tra il 1473 e il 1474 completò un’opera importante, L’adorazione dei Magi, conservato alla National Gallery di Londra; è uno straordinario esempio di anamorfismo, ossia per vederlo correttamente bisogna metterlo in posizione orizzontale.

 Le sue opere successive risentirono delle tematiche umanistiche e filosofiche grazie alle commesse artistiche affidategli da membri importanti della famiglia Medici: si apriva così la stagione della realizzazione dei grandi capolavori. Il 27 ottobre 1480 insieme a Cosimo Rosselli, Domenico Ghirlandaio, Pietro Perugino e i rispettivi collaboratori partirono per Roma per affrescare le pareti della Cappella Sistina. Il ciclo prevedeva la realizzazione di dieci scene raffiguranti le storie della vita di Cristo e di Mosè.

Nel 1502 una denuncia anonima lo accusò di sodomia. La sua fama era ormai in pieno declino anche perché l'ambiente artistico, non solamente fiorentino, era dominato da Leonardo e dal giovane astro nascente Michelangelo. Il pittore ormai anziano e quasi inattivo trascorse gli ultimi anni di vita isolato e in povertà, morendo il 17 maggio 1510. Fu sepolto nella tomba di famiglia nella chiesa di Ognissanti a Firenze.

Una vita dedica completamente all’arte e soprattutto all’esaltazione di un nuovo concetto di bellezza. Con Botticelli si entra, forse per la prima volta, in una nuova concezione artistica: la raffigurazione pittorica non solo fine a se stessa; in altre parole dietro la bellezza esteriore ha cercato di celare un concetto o un messaggio e spesso addirittura un sistema cifrato da interpretare.

Influenze esoteriche

Botticelli è stato influenzato profondamente dai filosofi neoplatonici dell’epoca; ne accolse pienamente le idee e riuscì a rendere visibile la bellezza da loro teorizzata, attraverso la sua personale interpretazione artistica influenzata dal suo carattere malinconico e contemplativo. I neoplatonici offrirono la più convincente rivalutazione della cultura antica, riuscendo a colmare la frattura che si era venuta a creare tra i primi sostenitori del movimento umanista e la religione cristiana; essi arrivarono a conciliare gli ideali cristiani con quelli della cultura classica, ispirandosi a Platone e alle varie correnti di misticismo tardo-pagano. In questo modo la mitologia fu pienamente riabilitata. Questo divenne, pertanto, il quadro concettuale di riferimento soprattutto del periodo maturo dell’artista fiorentino. Ecco, quindi, per esempio che diventano centrali alcune figure mitologiche. In primo luogo proprio Venere, la dea più peccaminosa dell'Olimpo pagano venne totalmente reinterpretata dai filosofi neoplatonici e diventò uno dei soggetti raffigurati più frequentemente dagli artisti in una duplice veste: la Venere celeste, simbolo dell'amore spirituale che spingeva l'uomo verso l'ascesi e la Venere terrena, simbolo dell'istintualità e della passione che lo ricacciavano verso il basso. Ma Venere è anche semplicemente associata all'amore, alla bellezza e alla fertilità.

Il contesto esoterico in cui si muoveva l’artista era fortemente influenzato in particolare da una figura centrale: Marsilio Ficino, filosofo, umanista e astrologo di primo piano nella cultura rinascimentale. Nel 1459 aprì la sede della nuova Accademia Platonica, per volere di Cosimo de’ Medici, con il compito di studiare le opere di Platone e dei platonici. Qui iniziò la traduzione dei Libri Ermetici (Corpus hermeticum). Ficino intravedeva in quella sapienza antica la presenza di una rivelazione, di una “pia philosophia” che si era condensata nel Cristianesimo ma nella quale l'umanità di tutti i tempi era sempre stata partecipe. Strumento dell'amore era principalmente proprio la bellezza.

C’è poi un aspetto particolare della vita di Botticelli spesso poco evidenziato ma che ha influenzato fortemente la sua produzione artistica ed è collegato agli studi di approfondimento neoplatonici. L’artista ha seguito quasi certamente un iter di preparazione iniziatica per rivestire il ruolo di Gran Maestro del Priorato di Sion e per diventare poi il pittore ufficiale della Famiglia Medici e dell’Accademia ficiniana. Le conoscenze rivenienti dall’appartenenza a questi contesti esoterici sono state riversate e celate ovviamente anche nelle sue opere. Come si manifestano tali conoscenze? Forse sarebbe meglio dire: come sono state celate?

Significati nascosti

Quando si parla di Botticelli è quasi automatico pensare alla sua opera forse più famosa, ossia La Primavera. Si tratta di un’opera su tavola commissionata nel 1482 da Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici, cugino di secondo grado del Magnifico, anche egli allievo di Marsilio Ficino. L’opera avrebbe dovuto essere un dono per le sue nozze con Semiramide Appiani.

L’interpretazione classica che viene data fa riferimento alla rappresentazione dell'amor carnale che viene poi sublimato, sotto lo sguardo di Venere ed Eros al centro, in qualcosa di perfetto. La scena è ambientata in un giardino ricco di vegetazione e alberi di arancio. È presente inoltre Zefiro, re dei venti, che si libra leggero nell’aria avvolgendo in un sensuale abbraccio la ninfa Clori; è utile notare che Zefiro è un vento che soffia da ponente ma nel quadro è raffigurato a levante; ma come vedremo più avanti molto probabilmente c’è un motivo.

Al centro troviamo Venere vestita con un manto rosso e in posizione più alta rispetto a tutti gli altri personaggi proprio perché rappresenta l’amore puro ed elevato. È importante notare come questa figura abbia un ventre appena accennato come se fosse incinta; questo particolare legherebbe il tema della nascita simbolicamente alla natività di Cristo e in senso lato alla rinascita proprio della stagione primaverile. In altre parole Botticelli cerca di unire il tema religioso a quello prosaico delle stagioni in linea con il canone neoplatonico. Al di sopra troviamo Cupido bendato (perché l’amore è cieco) che sta per scoccare una freccia in direzione delle tre grazie che danzano elegantemente tra loro tenendosi per mano.

Questa opera è idealmente accoppiata con un’altra molto famosa, ossia La nascita di Venere, con la quale si potrebbe fornire una lettura congiunta. In questo caso Venere sarebbe la rappresentazione della venuta alla luce dell'Humanitas, intesa come allegoria dell'amore quale forza motrice della natura. Come nel caso dell’opera La Primavera ritroviamo nuovamente al centro la figura della dea, rappresentata nella posa di Venus pudica (ossia mentre copre la sua nudità con le mani e i lunghi capelli biondi), simbolo di purezza, semplicità e bellezza disadorna dell'anima. Il richiamo, però, potrebbe essere anche alla donna primordiale, ossia Eva al momento del compimento del peccato e quindi il disvelamento dell’anima peccatrice. Ritroviamo nuovamente il soffio di Zefiro, il vento fecondatore, abbracciato a un personaggio femminile presumibilmente la ninfa Clori.

Un altro elemento simbolico centrale è senza dubbio la conchiglia dalla quale emerge proprio la dea. La conchiglia rappresenta ancora una volta proprio la rinascita, ma è riconducibile anche al mollusco per sua natura ermafrodita. Questo passaggio è importante perché la coppia conchiglia – Venere potrebbe essere la rappresentazione velata di Lucifero. Sebbene Giulio Carlo Argan evidenzi, tra i significati impliciti del dipinto, la corrispondenza fra il mito della nascita di Venere dall'acqua marina e l'idea cristiana della nascita dell'anima dall'acqua del battesimo, bisogna però notare che Lucifero è storicamente associato al pianeta Venere come stella del mattino, ovvero quando sorge verso est all'aurora, poco prima del sorgere del sole. Questo potrebbe essere il senso mediato e celato della primavera inteso come il sorgere del primo sole. Ecco perché forse nell’opera La Primavera Zefiro soffia da levante e non da ponente, proprio per indicare il pianeta Venere (che sorge proprio verso est) e quindi astrattamente la figura di Lucifero. In altre parole probabilmente Botticelli ha incarnato, con la sua vena artistica geniale, nella figura di Venere l’Eva primordiale e la figura di Satana e quindi la primavera del genere umano dopo la cacciata dal paradiso terrestre, proprio perché nel Rinascimento l’uomo viene posto divinamente al centro dell’universo.

L’eresia velata di Botticelli non si esaurisce in queste due dipinti. Nell’opera Compianto su Cristo morto del 1485 è raffigurato la deposizione di Cristo nel Santo Sepolcro. I personaggi che caratterizzano l'insieme sono: il Cristo defunto sulle gambe di Maria, sua madre, i santi Pietro, Paolo e Stefano, Giovanni, due figure femminili e una figura probabilmente maschile che si nasconde il viso con un mantello. Le due donne chine risultano strane: la figura femminile che stringe i piedi è facilmente riconoscibile in Maddalena, ma la figura che stringe in maniera affettuosa il capo di Gesù baciandolo forse è Maria di Betania. Osservando attentamente si può notare che le due figure si somigliano in maniera impressionante. Ancora una volta Botticelli pone l’attenzione sulla figura femminile e sulla sua sacralità, come nel caso di Venere.

Il Cristo invece risulta glabro, pulito e immacolato. I segni della sofferenza sono appena accennati e non figurano macchie di sangue, quasi a voler sottolineare e affievolire il sacrificio di Cristo nella Passione.

L’esaltazione della figura della Maddalena è presente anche in un altro strano dipinto eseguito dal Botticelli tra il 1500- 1505. Si tratta de La figura di Gesù in croce. Cristo sembra avvolto da un intenso fumo e ancora una volta ritroviamo la figura della Maddalena, unica figura evangelica, prona sotto la croce. Nella parte alta del cielo volano, in maniera inspiegabile, scudi bianchi con croce rossa che potrebbero essere un chiaro rimando al mondo templare. Nella parte destra staziona un angelo il quale porge alla Maddalena (e non a Cristo) un ermellino, simbolo di regalità terrena.

A un’analisi più attenta delle opere di Botticelli viene fuori quindi un complesso dedalo di interpretazioni che aprono certamente interessanti itinerari alternativi di ricerca.

Diceva Giorgio Vasari di Botticelli: «Fu Sandro persona molto piacevole e fece molte burle ai suoi discepoli et amici». Forse le burle “più serie”, però, sono state nascoste nelle sue opere sebbene sotto gli occhi di tutti per secoli.