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La Basilicata esclusa dai fondi per la ricerca N.72 30/04/2011

Ci sono domande che spesso non trovano una risposta. Una di queste, per esempio, è: perché il Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca Mariastella Gelmini ha escluso la Basilicata dal sovvenzionamento dei fondi per la ricerca? La risposta si può solo congetturare, ma di fatto nel programma nazionale della ricerca 2011-2013 presentato in questi giorni al Senato la Basilicata è stata inspiegabilmente esclusa. La domanda non è peregrina dato che nel programma sono rientrate Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, ossia tutte le altre regioni del sud. Ai lucani resteranno solo i fondi comunitari europei, ossia una quota di finanziamenti di poco conto, già impegnati dalla giunta regionale. Il programma ministeriale ha stanziato complessivamente 6,4 miliardi di euro per sostenere progetti di alta formazione e d’innovazione. L’esclusione della Basilicata mette a rischio chiusura diversi programmi statali già attivati in regione negli anni scorsi. Progetti importanti portati avanti in vari enti di eccellenza, tra cui anche il centro nazionale delle ricerche, risentiranno pesantemente di questo taglio inatteso. Le difficoltà maggiori, per esempio, investiranno il distretto industriale del mobile imbottito e quello dell’automobile. Un duro colpo, dunque, per due settori nevralgici dell’economia regionale. Entrambi, infatti, nei mesi scorsi sono stati già pesantemente provati della crisi economica non ancora superata completamente. Si salverà, invece, il Progetto Cosmo-SkyMed II Generation, ovvero i due satelliti per l’osservazione della superficie terrestre gestiti del Centro Asi di Matera. Un progetto, quest’ultimo, salvato per l’importanza strategica che riveste a livello nazionale. Il taglio imposto da Roma risuona come un incentivo ulteriore alla fuga dei cervelli lucani. E’, infatti, la sorte che potrebbe toccare, per esempio, molto probabilmente a breve anche alle 51 eccellenze lucane che lavorano presso enti quali Cnr, Asi, Agrobiso ed Enea. Da oltre due anni “prestano” la loro attività lavorativa senza regolare contratto, passando di voucher in voucher nella spirale della formazione perpetua. Ricerca e innovazione resteranno, dunque, al palo; impiccati, molto probabilmente, dalle strategie politiche di parte, ma non certo lungimiranti. L’attacco frontale alla ricerca, però, risente anche del fuoco amico. La stessa regione Basilicata, per esempio, dopo tre anni non ha ancora assegnato i dieci milioni di euro promessi al Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Si legge nella nota ministeriale: ”Il Mezzogiorno sarà interessato da un esperimento di grande portata e significato, perche qui si proverà a realizzare il maggior livello d’integrazione tra Università, Ricerca e Impresa, mediante il finanziamento di grandi progetti, e “costellazioni” di progetti che mettono a sistema grandi e piccole e medie imprese, Enti Pubblici di Ricerca, distretti, laboratori pubblico-privati, strutture universitarie. Si conta di fare attrazione d’investimenti, per contribuire a una radicale riconversione della realtà produttiva del Mezzogiorno. L’obiettivo che s’intende perseguire nel Mezzogiorno come nel resto del Paese è cooperare per competere”. Non si capisce, però, perché sia stata esclusa la Basilicata. Più che fare domande, dunque, sarebbe necessario pretendere risposte.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto  N.72 30/04/2011