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Notizie ANSA

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Anche in Basilicata le multinazionali dell’acqua N.80 25/06/2011

Dall’oro nero all’oro blu. La Basilicata è ricca di petrolio, ma anche di acqua. A livello planetario le prossime guerre si combatteranno proprio per la gestione e per la proprietà dell’acqua. Ecco perché il dibattito e l’esito referendario sulla privatizzazione dell’acqua e della gestione delle strutture è fondamentale alla luce degli scenari futuri. In Basilicata non esiste un piano di tutela delle acque; sarebbe, quindi, necessaria una legge regionale ad hoc non solo per una migliore gestione delle risorse, ma anche in rapporto alla gestione dei permessi di ricerca estrattiva. Alcune autorizzazioni, infatti, sono state concesse in prossimità di dighe e di fiumi, senza alcuna tutela per le falde idriche sub-superficiali e sotterranee. La mancanza del piano espone, inoltre, la regione agli appetiti di alcune società multinazionali come Acea e Veolia che sarebbero interessate ad acquisire parte del capitale azionario delle SpA lucane, oggi controllate dalla regione Basilicata. Quest’ultima detiene il 60% di Acqua SpA e il 100% di Acquedotto Lucano SpA assieme ai comuni. In particolare la multinazionale Veolia, lentamente e inesorabilmente, sta cercando di mettere le mani sull'acqua del meridione d'Italia e lo farà, molto probabilmente sempre di più, anche nel prossimo futuro. Proprio a ridosso del referendum la regione Puglia ha provveduto a trasformare l’Acquedotto Pugliese da società per azioni (la maggioranza è della regione Puglia per l’87% circa e della Basilicata per circa il 13%) a ente pubblico. Con l’avvenuta abolizione dell’art. 23 bis della legge n.133/2008 e dell’art. 154 del Dlg.152/2006 che obbliga il ritorno a una gestione totalmente pubblica dell’acqua, che senso ha avere ben due enti, ossia Acquedotto Lucano spa e Acqua spa? La Basilicata è l’unica regione del Sud a non aver sottoscritto il protocollo d’intesa tra le regioni meridionali per un unico accordo di programma per l’acquisizione e il trasferimento della risorsa idrica. L’intesa avrebbe comportato il superamento dell'esistente accordo di programma tra Basilicata e Puglia; inoltre, avrebbe determinato rilevanti incrementi per la tariffa del servizio idrico. Per la Basilicata tali aumenti sarebbero stati del 32% nel settore idropotabile, 20% per quello irriguo e del 27% per quello industriale. Gli incrementi tariffari per la Puglia, invece, sarebbero stati dell'84% per l'idropotabile, 67% per l'irriguo e il 90% per l'industriale. L’accordo con la regione Puglia porta nelle casse della regione Basilicata oltre 20 milioni di euro all’anno derivanti dalla cessione di oltre 221 mila metri cubi di acqua convogliati in Puglia dagli invasi di Monte Cotugno e del Pertusillo, con la fissazione della tariffa per la cessione dell’acqua al costo di appena 7 centesimi al metro cubo. L’oro blu, però, potrebbe diventare tale soprattutto nel settore dell’acqua imbottigliata. La regione Basilicata fa pagare alle multinazionali del settore soltanto 0,30 euro al metro cubo di acqua imbottigliata e 69,80 euro per ettaro, con una soglia minima di 6980,80 euro annui. L’Abruzzo, invece, fa pagare 4 euro a metro cubo imbottigliato. Si potrebbero fare bei soldini sulle spalle delle multinazionali. Invece, si sa che sono sempre queste ultime a fare i soldini sulle spalle dei cittadini, questa volta anche dei lucani. Certe volte ci perdiamo in un bicchiere d’acqua.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto  N.80 25/06/2011