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Notizie ANSA

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Tutto bloccato per i contratti di apprendistato N.111 18/02/2012

Sempre più alla deriva. I dati sull’occupazione giovanile in Basilicata segnano un trend negativo e, purtroppo, persistente. Le politiche attive del lavoro non sempre sono in grado di fronteggiare una situazione che diventa mese dopo mese sempre più scoraggiante. Inoltre, gli strumenti utili ad arginare l’emergenza lavorativa, soprattutto tra le fasce d’età dei più giovani, sono bloccati da una normativa farraginosa e da numerosi ostacoli burocratici. È il caso eclatante, per esempio, del contratto di apprendistato. A lanciare l’allarme è l’Api di Matera (Associazione Piccole e Medie Imprese). “L'apprendistato - precisa il presidente dell'Api, Vito Gravela - è una delle pochissime opportunità per favorire l'occupazione giovanile che in Italia e in Basilicata conta su numeri limitatissimi. Infatti, mentre nel paese non ha un lavoro un giovane su tre e in Basilicata uno su due, le imprese non utilizzano il contratto dell'apprendistato che, modificato dalla legge Biagi nel 2003, è la principale occasione di ingresso nel mondo del lavoro per i giovani”. Il contratto di apprendistato rientra nella tipologia dei contratti a causa mista che prevedono cioè un periodo di alternanza tra il lavoro e la formazione in integrazione reciproca, con l’obiettivo di contribuire al completamento della crescita professionale e personale del giovane lavoratore. E’ importante precisare che con il decreto legislativo n.276 del 2003 (legge Biagi) l’apprendistato è diventato l’unico contratto di lavoro a contenuto formativo presente nel nostro ordinamento. La legge regionale n.28/2006 della Regione Basilicata nel disciplinare gli aspetti formativi dell’apprendistato professionalizzante ha stabilito l’obbligo formativo per tutti gli apprendisti assunti attraverso la nuova normativa (legge Biagi) o quella precedente (legge Treu), specificando che le aziende sono obbligate a far svolgere ai propri apprendisti almeno 120 ore all’anno di formazione per ciascun anno di applicazione del contratto. Possono usufruire di questo contratto i soggetti di età compresa tra i 18 anni e i 29 anni. In questo periodo particolare di crisi, però, quest’opportunità contrattuale è praticamente bloccata. Il 24 aprile, infatti, scadrà il termine entro il quale le regioni dovranno provvedere all'offerta formativa pubblica per la formazione trasversale a tutti i settori; scaduto questo periodo transitorio si creerà un vuoto normativo che renderà vana ogni riforma di quest'istituto. La situazione è paradossale: attualmente quello che viene considerato lo strumento migliore per l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro non è, di fatto, operativo per la incompletezza della regolamentazione normativa e per il rischio di sanzioni a cui le imprese andrebbero incontro. Ecco perché sarebbe necessario che il neo assessore al lavoro della Regione Basilicata, Vincenzo Viti, ponesse in cima ai propri obiettivi nei suoi primi 100 giorni di assessorato la nuova legge in materia di apprendistato. I giovani lucani, altrimenti, potrebbero perdere anche la possibilità di approdare nell’oasi dell’apprendistato in un contesto occupazionale regionale quasi desertico. In particolare bisognerebbe agganciare quest’opportunità a un settore importante, ossia quello dell'artigianato, che con le sue 12mila imprese attive a livello regionale ha garantito da sempre lo sviluppo e la coesione sociale soprattutto nelle aree più interne e disagiate. Più in generale si può notare che la riduzione del numero dei contratti di apprendistato di quasi il 20% a livello nazionale, soprattutto tra i minorenni occupati nelle aziende artigiane, è la dimostrazione di come la riforma Gelmini della scuola secondaria superiori non abbia avuto alcuna ricaduta positiva nell’ambito dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Ora la palla passa alle regioni; queste, in base alla recente legge di stabilità, hanno anche la possibilità di finanziare i percorsi formativi aziendali degli apprendisti tramite l’attivazione di fondi paritetici. Bisogna, però, fare in fretta.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto N.111 18/02/2012