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Lo specchio di Alice - Agosto 2016

 

Sogno e realtà: sono le due dimensioni tra le quali oscilla ogni individuo, costantemente, sin dalla nascita e in particolare in tenera età quando s’iniziano ad ascoltare le favole, ossia la prima forma di astrazione dalla realtà nel tentativo di tendere al sogno e alla pura fantasia. Tra le favole che maggiormente stimolano questo processo c’è senza dubbio “Alice nel paese delle meraviglie” dello del britannico Charles Lutwidge Dodgson, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Lewis Carroll: scrittore originale, fotografo e straordinario ideatore di indovinelli e sciarade inseriti anche nelle sue opere letterarie. Ha scritto libri di successo mondiale, solo apparentemente favole per intere generazioni di bambini, ma in realtà storie simboliche che parlano all’inconscio degli adulti che spesso nella loro supposta maturità confondono proprio sogno e realtà. “Un sogno non può essere realtà, ma chi decide cosa è e cosa non è?” dice il Cappellaio Matto nella recente trasposizione cinematografica di “Alice attraverso lo specchio”.

Alice attraverso lo specchio

Da pochi mesi è uscito nelle sale cinematografiche il film “Alice attraverso lo specchio” (titolo originario “Alice Through the Looking Glass”) prodotto dalla Walt Disney, diretto da James Bobin e interpretato da Mia Wasikowska, Johnny Depp, Anne Hathaway e Helena Bonham Carter. Il film è il sequel di “Alice in Wonderland” del 2010 ed è ispirato al romanzo “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò”.

La protagonista Alice Kingsley, dopo tre anni trascorsi in un avventuroso viaggio in Cina come capitano al timone della nave ereditata dal padre, finalmente torna a Londra e scopre che il suo ex fidanzato, lord Hamish Ascot, ha ereditato il controllo della compagnia del defunto padre. Il signorotto complotta per costringere la madre di Alice a vendergli la nave in cambio della propria casa. Dopo uno scontro con la madre, Alice segue una farfalla che riconosce essere il Brucaliffo e, attraversando magicamente uno specchio, fa ritorno in quello che è definito il “Sottomondo”. Proprio in questa dimensione magica la ragazza incontra alcuni personaggi straordinari già presenti dell’altra avventura: la Regina Bianca, il Bianconiglio, Pincopanco e Pancopinco, il Ghiro, Bayard e lo Stregatto; sono proprio questi ad informarla che il Cappellaio è diventato triste e solitario. Alice, allora, gli fa visita e tenta di consolarlo per convincerlo che la sua famiglia, data per morta anni prima, in realtà è ancora viva ed è sopravvissuta all'attacco del Ciciarampa nel "giorno orristraziante".

Così la Regina Bianca suggerisce ad Alice di consultare il Tempo in persona per convincerlo a salvare la famiglia del Cappellaio. Nel palazzo del Tempo Alice si imbatte nella Cronosfera, un oggetto con il quale è possibile viaggiare attraverso il tempo; per Alice, ormai non più bambina, ha inizio una nuova avventura in un mondo fantastico.

Non solo una favola

In primo luogo si può notare che in questa avventura Alice è cresciuta e, dunque, non è la più bambina annoiata “costretta” a rifugiarsi in un mondo fantastico per rimediare alla monotonia della lettura di un libro. Non solo siamo al cospetto di Alice ormai adulta, ma questa ha addirittura un ruolo importante come quello di capitano di una nave, lavoro che all’epoca dell’ambientazione del romanzo è prettamente maschile. Nel “sottomondo” questa volta non accede per caso, ma con la consapevolezza di un adulto. Questi elementi denotano la volontà dell’autore di rimarcare un percorso iniziatico e di maturazione della protagonista. Se, quindi, nell’avventura precedente gli aspetti preminenti sono la stessa ambientazione fantastica e surreale e gli strani personaggi che la popolavano, nella seconda avventura, invece, l’attenzione si sposta decisamente sul cambiamento e sulla trasformazione; non a caso, perciò, l’elemento centrale che accompagna tutto il film è certamente il tempo e il suo inesorabile incedere. Se, quindi, la chiave di lettura del primo film è necessariamente la crescita interiore verso la maturità, in questa seconda pellicola, invece, la crescita ha un aspetto spirituale: Alice è già matura e deve ora confrontarsi con il mondo, con il cambiamento e con il tempo. Quest’ultimo si può misurare solo attraversandolo, da qui la necessità di viaggiare nel tempo: vecchio e inesplorato cruccio dell’essere umano. Un viaggio nel tempo e attraverso il tempo, ma anche dentro sé stessa attraverso lo specchio. “Il tempo è un padrone crudele” si dice nel film. Viaggiare nel tempo è essenzialmente l’atavico tentativo di modificare il corso delle cose e degli avvenimenti, ma soprattutto il tentativo di modificare l’immodificabile. “Si dice che il tempo sia nemico dell’uomo” recita il Signore del Tempo, comunque allo stesso tempo “non si può cambiare il passato ma si può imparare da esso”. Non a caso il Signore del Tempo viene identificato come un dio bizzarro ed è chiaro, dunque, il riferimento a Cronos. Questo allarga la prospettiva al sistema ontologico di riferimento. Come in “Alice nel paese delle meraviglie” anche nel recente film esiste un preciso riferimento esoterico relativamente al rapporto piccolo – grande, ossia al microcosmo e al macrocosmo. Infatti, non appena Alice attraversa lo specchio diventa piccolissima e allo stesso modo sono piccolissimi anche i membri della famiglia del Cappellaio Matto. Proprio quest’ultimo è un personaggio centrale ed è la rappresentazione simbolica e mediata di Mercurio e di Hermes. L'origine dell'espressione “Cappellaio Matto” viene solitamente associata con l'uso del mercurio nella lavorazione dei tessuti anche dei cappelli; tale sostanza poteva avere effetti deleteri sul sistema nervoso degli artigiani che lo maneggiavano. Non è un caso che nel film il trucco usato per il personaggio interpretato da Johnny Depp riprende aspetti sintomatici dell'avvelenamento da mercurio che, per esempio, si può desumere dalla presenza di macchie arancioni sulla pelle. Mercurio, inoltre, era il messaggero degli dei, dio protettore dei viaggi, della comunicazione, dell'inganno e della divinazione. Tra gli altri ruoli Hermes era anche il portatore dei sogni e il conduttore delle anime dei morti negli inferi. Si evidenzia, dunque, lo stretto rapporto tra il tempo e la morte fisica e spirituale.

Un altro elemento certamente caratteristico del film è il Brucaliffo che, sebbene appaia in poche scene e in particolare all’inizio e alla fine del film, ha una valenza esoterica notevole, non fosse altro per il fatto che il piano narrativo si apre verso il fantastico proprio nel momento in cui Alice lo insegue. Il Brucaliffo si presenta nelle vesti di una farfalla blu, “animale spirituale” simbolo per eccellenza della metamorfosi e del rinnovamento; rappresenta la possibilità concessa a ognuno essere umano di avere una seconda possibilità per superare un ostacolo o una prova. Dal punto di vista simbolico è importante notare le fasi della trasformazione di questo animale: senza interventi esterni, infatti, passa dalla condizione di bruco a quella di larva e infine di farfalla; questo processo rappresenta la trasformazione spirituale. Una credenza popolare greco-romana, inoltre, considerava la farfalla simbolo dell’anima che esce dal corpo. Il Brucaliffo è, dunque, la voce interiore, quella che ci guida verso un percorso di maturazione e quindi di introspezione e soprattutto di “riflessione”.

L’elemento centrale: lo specchio

Nelle opere di Carroll l’elemento comune è la dicotomia tra sogno e realtà e anche nel film viene messo in bene in evidenza, supportato dai sapienti e ben congegnati effetti speciali. Reale e surreale si confondono e si sovrappongono. Nel film, in particolare, tra i due stati si passa necessariamente proprio attraverso lo specchio. La scena di questo passaggio nel libro viene così descritta: “L'istante dopo, Alice passava attraverso lo specchio e vi saltava agilmente dentro. ’Che divertimento sarà, quando mi vedranno attraverso lo specchio e non potranno toccarmi!’. Poi cominciò a guardarsi intorno e notò che tutto ciò che poteva essere veduto dalla vecchia stanza era comune e poco interessante, ma che tutto il resto era completamente diverso”.

Lo specchio è certamente un elemento ricorrente nelle favole, basti pensare per esempio anche a Biancaneve e riveste una grande valenza esoterica e simbolica.

Tutto ciò che è atto a mostrare noi stessi a noi stessi induce a due differenti comportamenti: ritrarci o restare. Lo specchio, in tal senso, è un potente strumento di conoscenza o di punizione, un oggetto - ponte fra realtà e fantasia. La parola specchio deriva dal latino “speculum”, ossia “specere” (guardare, osservare). “Speculum” ha poi anche una correlazione con il termine “speculare” ossia esaminare con attenzione e scrutare oltre. Guardare oltre proprio come lo sguardo che diviene “veritas” quando riflette il dentro e “vanitas” quando diviene contemplazione di sé. Lo specchio è deformante per definizione: restituisce un’immagine inversa di quella reale, quindi irreale. Mettersi di fronte a uno specchio significa prendere coscienza del sé esteriore ed interiore in maniera assoluta; significa cioè conoscere sé stessi. Ogni conoscenza è un cammino verso e oltre sé stessi e questo reca necessariamente un dolore. L’elemento importante da notare è il capovolgimento della realtà e di “riflesso” di sé stessi, tipica per esempio dell’iniziazione massonica: lo specchio riflette la propria immagine esteriore, ma induce anche alla riflessione dei pensieri che, invece, è un lavoro interiore. Per tale motivo nell’iniziazione massonica troviamo la fase in cui l’iniziando trascorre del tempo in un “Gabinetto di Riflessione”, antistante il tempio massonico, ma separato dal medesimo, ove mediante la presenza di simboli posti all’interno, il soggetto stesso attua il capovolgimento del proprio stato.

Alice attraverso lo specchio rappresenta, dunque, tutto questo: una favola per adulti che indica in maniera mediata un percorso di crescita attraversando sé stessi e il tempo, perché come viene ribadito nel film “l’unica maniera di ottenere l’impossibile è pensare che sia possibile”.