Sabato, 14 Dicembre 2024

Il buco nero della sanità lucana - Giuseppe Balena

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Notizie ANSA

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Il buco nero della sanità lucana

Secondo un vecchio adagio popolare non si può cercare la salute nell’ospedale. Questo sarebbe pure vero, ma se tutto funzionasse e non ci fossero sprechi, forse un tentativo si potrebbe pure farlo. Le criticità del sistema sanitario lucano, però, sono molteplici.

 Sanità Futura, ma (forse) senza speranza

Per monitorare questi aspetti e mantenere alta l’attenzione su questi argomenti si è costituita l’associazione “Sanità Futura” che raggruppa le strutture sanitarie private di Basilicata e Puglia. In particolare l’associazione ha puntato il dito sui rilievi mossi dalla sezione regionale della Basilicata della Corte dei Conti. A livello nazionale lo stesso organo della giustizia amministrativa ha denunciato miliardi di euro sprecati ogni anno in campo sanitario; un dato incredibile è che il 29% delle risorse stanziate va perduto. Per “Sanità Futura” è necessario individuare metodi di verifica e di monitoraggio della spesa sanitaria regionale al fine di ridurre gli sprechi. Nella finanziaria regionale 2012 sono disponibili 45,5 milioni di euro per coprire i disavanzi accumulati e liberare risorse importanti a favore dei servizi di prevenzione e tutela della salute. In uno studio di “Sanità Futura” che ha rielaborato i dati dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali della Regione Basilicata si legge: “La mobilità passiva, causa di sprechi di risorse ingenti sia pure in regresso nell’ultimo anno, incide per il 9% nella specialistica ambulatoriale e oltre alla Puglia è indirizzata anche verso la Campania. Si tratta soprattutto di ospitalità programmata attraverso visite specialistiche ed è legata, per lo più, a patologie dell’apparato muscolo-scheletrico e a cardiopatie. L’incidenza della specialistica ambulatoriale sul valore della produzione complessiva in Basilicata è pari all’1,63%; nella ripartizione tra pubblico e privato corrisponde rispettivamente al 68% (pubblico) e 32% (privato). Nelle altre branche e nella medicina di laboratorio, per esempio, il rapporto percentuale è pari al 61% per il pubblico e 39% per il privato; nella radiodiagnostica, invece, è pari all’80% e al 20%, sino a scendere al 95% e al5% in altri settori”.

 Gli aspetti cruciali

Da questi dati emergono alcuni aspetti cruciali: la carenza della diversificazione delle attività, l’alta concentrazione del pubblico, l’insufficiente copertura territoriale specie nelle aree di confine, la mancanza di servizi strutturati per patologie e alternativi al day hospital e al day surgery. I punti di criticità non finiscono qui: si registrano elementi di concentrazione del privato su alcuni settori rispetto alla diversificazione. Un maggiore equilibrio tra pubblico e privato produrrebbe senz’altro effetti su una sana complementarità e di sicuro comporterebbe una riduzione degli sprechi. Complessivamente la sanità lucana ha un buco di 40 milioni di euro. Tra gli sprechi da menzionare una grossa fetta è costituita dalla spesa per consulenze, collaborazioni e interinali. Quasi 44mila euro sono andati, ad esempio, al personale per “prestazioni di sorveglianza fisica”. La fetta più consistente, ben 772.658 euro, l’Asm l’ha dovuta tirare fuori per pagare prestazioni aggiuntive al personale dipendente a causa dell’impossibilità di reclutare personale medico (cardiologi, radiologi e anestetisti) al fine di assicurare la continuità dei servizi di emergenza e urgenza. Nel 2010 le prestazioni ospedaliere erogate in Basilicata sono costate 95 milioni di euro in termini di “sprechi”, vale a dire, rispetto al valore delle prestazioni che ammonta a 304,4 milioni, si sono spesi effettivamente 399,4 milioni. La percentuale di spreco attribuita alla Basilicata è, pertanto, del 23,8%. Eppure circa un terzo del bilancio regionale è destinato alla sanità. Mancano medici, infermieri, autisti e operatori socio sanitari. Spesso, inoltre, non si rinnovano gli incarichi. La situazione è paradossale: ci sono gli sprechi, ma manca il personale. Non si può, forse, pretendere la salute nell’ospedale, ma almeno il personale sarebbe necessario.

 

Pubblicato sul settimanale L'Altravoce N. 8 30/06/2012