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A me gli occhi! - Maggio 2022 - Giuseppe Balena

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A me gli occhi! - Maggio 2022

  1. Le opere d’arte sono frutto dell’estro e della fantasia degli artisti: un fuoco che divampa dentro e che esprime la maestria, la genialità e l’originalità, ma non solo. L’opera d’arte e i dipinti in particolare esprimono sempre l’interiorità dell’autore, ma una volta che sono stati realizzati “parlano” poi a chi li vede e ognuno li interpreta secondo la propria sensibilità. Spesso gli stessi critici d’arte sono in disaccordo sul significato da attribuire e sull’interpretazione.

    Al di là e oltre la loro bellezza, al di sopra del godimento estetico che procurano, le opere d’arte sono fonti storiche per ricostruire la mentalità di un’epoca, ma spesso sono anche messaggi culturali e altre volte contengono veri e propri paradigmi con codici simbolici. Possiamo dire che nell’arte, per le ragioni testé analizzate, ogni segno è simbolo.

    L'arte, il mistero e la cultura esoterica vanno spesso a braccetto soprattutto a partire dall'epoca rinascimentale, grazie ad artisti come Leonardo Da Vinci, Parmigianino e Giorgione che erano anche cultori dell’occulto e delle arti esoteriche. Anche in epoca moderna ritroviamo questa commistione in artisti come Schiele, Klimt o Rembrandt.

    Vi sono dipinti che nascondo enigmi o oggetti misteriosi, come se il pittore stesse sfidando gli studiosi e chi visionerà in futuro l’opera. Oppure alcuni quadri sono diventati enigmatici per noi che li contempliamo oggi? Gli occhi sono importanti: lo specchio dell’anima dell’artista che dipinge, ma anche la lente d’ingrandimento di chi in futuro guarderà e apprezzerà la stessa opera.

    A me gli occhi…

    È proprio il tema degli occhi che colpisce e affascina in alcune opere, sebbene in periodi diversi.

    Un demone con gli occhi gialli, per esempio, è presente nella tela (la più grande del mondo: misura 11,3 metri di larghezza per 7,8 di altezza) che sovrasta la porta d’ingresso della chiesa di San Pietro a Perugia. L’opera raffigura la scena con un numero imprecisato di prelati, cardinali e papi benedettini che circondano San Benedetto da Norcia, posto al centro del quadro. Solo che, se si osservano bene i due squarci di luce ai lati del santo, l’immagine sembra raffigurare il primo piano di un demone dagli occhi gialli.

    Non meno singolare è l’affresco che si può vedere nella Chiesa di San Sigismondo a Cremona: il Beccaccino vi ha raffigurato l’adultera dinanzi a Cristo, ma con un particolare inspiegabile: tutti i personaggi rappresentati sono senza pupille. Il loro sguardo è vuoto e l’effetto su chi guarda non è certo rassicurante.

    Gli occhi sono importanti anche nell’opera d’arte per eccellenza ossia la Gioconda di Leonardo. Oltre al fascino ineguagliabile dello sguardo che segue chi si pone davanti in tutte le direzioni, ci sarebbe altro. Osservando gli occhi al microscopio, alcuni studiosi italiani hanno scoperto dei numeri e delle lettere che potrebbero rappresentare una sorta di codice: nell’occhio destro appaiono le lettere LV che potrebbero indicare il nome del maestro, mentre in quello sinistro vi sono alcuni simboli non facilmente definibili; forse una sigla, CE, o la lettera B.

    Anche il dipinto di Picasso La Celestine (1904) ha qualcosa di misterioso legato agli occhi. L’artista credeva profondamente che le sue opere potessero cambiare la realtà e che fossero una sorta di incantesimo. L’enorme potere dei suoi quadri deriverebbe proprio dalla sua convinzione secondo la quale ogni immagine potrebbe rappresentare anche un varco per azionare una magia buona o maligna.

    Il misterioso Ritratto dei coniugi Arnolfini

    Come abbiamo visto di opere d’arte che mostrano “stranezze” ce ne sono molte e l’elenco sarebbe lunghissimo. Un dipinto certamente particolare è il Ritratto dei coniugi Arnolfini (1434), una delle opere più note del pittore fiammingo Jan Van Eyck, esposto alla National Gallery di Londra.

    La scena appare davvero enigmatica: un uomo e una donna in una sfarzosa camera da letto si danno la mano, circondati da mobili di lusso, con alle spalle uno specchio convesso e in primo piano un cagnolino. Il mistero nasce già sull’identità. Davvero si tratta del mercante di Lucca Giovanni Arnolfini e di sua moglie? Forse. Ma la prima descrizione del dipinto era Ernoul-le-Fin con la moglie e Ernoul o Arnoldo erano i soprannomi assegnati all’epoca ai mariti traditi.

    Stranamente la proprietaria, Margherita d’Austria, aveva fatto costruire due sportelli per celare alla vista il dipinto. La giovane del ritratto è incinta come sembrerebbe dal rigonfiamento sotto il sontuoso vestito color verde simbolicamente da sempre associato alla vita e alla rinascita. L’uomo, invece, tiene la mano destra alzata come se stesse prestando giuramento o in atto di fedeltà in contrapposizione forse all’infedeltà della moglie.

    Un tempo sulla cornice del quadro c’era la seguente iscrizione che riportava due versi di Ovidio: “Fa’ in modo di promettere, che c’è di male se uno promette? Di promesse chiunque può abbondare”.

    Molto probabilmente la risoluzione dell’enigma del dipinto va ricercato nello specchio, dove non si riflettono il cagnolino e il profilo proprio della giovane e dove al posto delle mani che si uniscono è visibile una macchia nera. Che cosa rappresenta?

    Bisogna poi porre l’attenzione a un altro particolare curioso: l’unica candela accesa del candeliere è quella che pende dal soffitto anche se la scena è ritratta in pieno giorno come dimostra la finestra illuminata. Che cosa significa? Inoltre possiamo osservare una figura deforme, una specie di gargoyle, che decora il bracciolo della sedia gotica dietro la donna.

    Insomma, tutto farebbe pensare all’intenzione dell’artista di voler far emergere un’altra scena rispetto a quella che effettivamente si guarda; una scena che va oltre il reale, proponendo forse una sottotrama misteriosa magari conosciuta al committente e pochi altri.

    Ma è un Ufo?

    Alcuni dipinti famosi di epoca medioevale e rinascimentale contengono strani oggetti che gli ufologi interpretano come veri e propri dischi volanti.

    Uno di questi è, per esempio, l’opera dipinta da Domenico Ghirlandaio nel XV secolo ossia la Madonna con Bambino e San Giovannino. Il dipinto, esposto nella Sala di Ercole a Palazzo Vecchio a Firenze, è stato oggetto di diverse attribuzioni, ma fa discutere la presenza, in alto dietro le spalle della Vergine, di uno strano oggetto volante che emana raggi dorati e luminosi. Secondo il parere di parecchi ufologi, sarebbe la testimonianza di un vero e proprio “incontro ravvicinato”. Nella scena dipinta, infatti, c’è un altro particolare interessante che confermerebbe l’ipotesi: un personaggio, con una mano sulla fronte, guarda verso il cielo in direzione del misterioso oggetto; con lui c’è un cane, anch’esso con lo sguardo rivolto verso l’alto.

    Un altro dipinto molto interessante è L’Annunciazione, opera realizzata dall’artista Carlo Crivelli risalente al 1486. Questo dipinto è preso in considerazione dalle teorie elaborate dagli ufologi mondiali riguardanti gli Antichi Astronauti. All’interno del dipinto è presente un oggetto circolare dal quale parte un luminoso raggio di luce che si posa direttamente sulla Vergine Maria.

    Nell’opera Il Miracolo della Neve dell’artista Tommaso di Cristoforo Fini, anche detto Mascolino da Panicale, dipinto intorno al 1428, è rappresentato un evento nel quale il protagonista è Papa Liborio. In sogno ricevette l’ordine da parte di alcuni angeli di costruire una nuova chiesa nel luogo esatto dove ci sarebbe stata una copiosa nevicata. Il pittore tentò di descrivere nel dettaglio la miracolosa nevicata. La neve, però, scende da alcune “nuvole” grigiastre che in realtà, se osservate bene, non sembrano affatto tali.

    Un’altra opera d’arte davvero insolita, ma meno conosciuta, è un arazzo risalente al 1538. L’opera è Il trionfo dell’estate, attualmente esposta al museo cittadino di Bayerisches Nationalmuseum di Monaco. L’arazzo raffigura l’ascesa al potere di un sovrano, ma nella parte alta a sinistra si possono notare degli strani oggetti a forma di disco volante di colore nero. La storia di questa opera d’arte è sconosciuta, com’è sconosciuto al momento, anche il suo autore.

    L’enigma di Melancholia

    Un’altra opera d’arte certamente enigmatica è Melancholia del pittore tedesco Albrecht Dürer. Si tratta di un dipinto che possiamo definire come un vero e proprio capolavoro ermetico per la quantità di simboli presenti. Nell’incisione, infatti, compaiono molti oggetti simbolici (il compasso, le chiavi, la scala, la cometa, la bilancia, la clessidra) appartenenti alla cultura esoterica.

    Quel che è certo è che l'autore era un alchimista e i suddetti oggetti sono elementi allegorici che fanno capo a questa disciplina.

    Il titolo dell’opera fa riferimento al sentimento di melanconia perfettamente espresso dallo sguardo corrucciato della donna alata che potrebbe rappresentare lo stato d'animo che avvolge il pittore prima di mettersi all'opera, combattuto tra l'istinto che scaturisce dal demone artistico e la pura ragione.

    Sulla parete di fondo appare, invece, il cosiddetto quadrato magico: la somma dei numeri disposti in verticale e orizzontale dà sempre lo stesso risultato ossia 34. Questo numero potrebbe simboleggiare la capacità di realizzazione dell'uomo. Inoltre, il quadrato magico contiene anche la data (1514) in cui è stata realizzata la xilografia.

    L'arcobaleno sullo sfondo si fa portatore, infine, della promessa di una nuova conoscenza.

    Il rapporto tra arte ed esoterismo è esteso e forse potremmo dire intrinseco, necessario e metafisico; a proposito di questo Giorgio De Chirico diceva che: «il pittore, come un alchimista nel suo laboratorio, cercava la materia meravigliosa…Era possibile che un pittore compisse un lavoro da alchimista, diventasse una specie di mago».