Domenica, 28 Aprile 2024

Giornalista iscritto all'Albo Nazionale dal 2012

Attualmente redattore del mensile Mistero

rivista dell'omonima trasmissione televisiva di Italia Uno

 

Per contatti e richiedere la presentazione dei libri mail: g.balena@libero.it

Nessun evento trovato
loader

Rassegna stampa

 

Notizie ANSA

A+ R A-

La Basilicata tra bellezza e misfatti

In un famoso film di Alberto Sordi al protagonista viene chiesto di vendersi un occhio. Cedere una parte di sé per avere un beneficio economico è proprio quello che si chiede da tempo al territorio lucano. Ne vale, però, realmente la pena? A questa domanda ha cercato di rispondere il reportage trasmesso il 13 giugno scorso nella rubrica di RaiNwes24 "L'inchiesta" di Paolo Serbandini, dal titolo abbastanza eloquente: "La bellezza e i misfatti".

 L’inchiesta

Ecco che, come per incanto, a livello nazionale si disvela agli occhi dei telespettatori una cronaca dura e nuda che diventa reportage. Uno spaccato della regione che, partendo dalla bellezza dei luoghi, si dipana attraverso le criticità ambientali e ai meccanismi che ci sono dietro. Proprio nella bellezza intrinseca del territorio si annidano i misfatti degli interessi famelici dei poteri economici e dello sfruttamento intensivo e sregolato del suolo e del sottosuolo. Nel reportage, della durata di circa quaranta minuti, in particolare si tratteggia l’intricato rapporto tra petrolio, territorio e inquinamento.  Il racconto si sviluppa attraverso le voci del governatore Vito De Filippo, lo sfogo veemente della gente della Val d’Agri, fino ad arrivare agli interventi del segretario dei Radicali lucani Maurizio Bolognetti e don Marcello Cozzi.

 Le tematiche

Tutta la nazione scopre che in Basilicata ci sono 700 chilometri di tubazioni delle condotte petrolifere, ma non esiste né un piano di sicurezza né quello di monitoraggio. Le persone che vivono in Val d’Agri si dividono in maniera farisaica in due categorie: coloro che stanno male e avvertono fastidio agli occhi, mal di testa e bruciori alla gola e coloro che, invece, considerano il petrolio una grande opportunità economica indipendentemente dall’inquinamento prodotto. Si scopre, però, dalle persone intervistate che quest’ultima categoria lavora in condizioni precarie e solo “grazie” alla raccomandazione del politico di turno. All’interno del centro Oli di Viggiano lavorano circa 40 persone e altre 500 nell’indotto; spesso si verificano incidenti, ma nessuno fa trapelare niente per paura di perdere il posto di lavoro precario. L’intensa attività estrattiva comporta un’emissione media in atmosfera di circa 30 parti per milione di idrogeno solforato, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità stabilisce il limite a 0,05. Questa situazione di deroga è generalizzata; basti pensare anche al caso Fenice e all’ammissione da parte della stessa azienda dell’inquinamento con metalli pesanti delle falde.

 Lo scoop

Tutto questo, messo in onda, già potrebbe bastare a tratteggiare i contorni di una regione allo sbando dal punto di vista ambientale. Poi, però, inaspettato arriva l’intervista a Raffaele Vita, attuale direttore dell’Arpab. Non ha voluto rispondere alle domande sulla vicenda Arpab-Fenice e ha ammesso candidamente di non aver letto le carte per non farsi condizionare. Di quale condizionamento parla? Poi spiega che la situazione ambientale in Basilicata è frutto delle disattenzioni e dell’incapacità delle istituzioni locali, ma anche delle aziende sanitarie locali e persino del corpo forestale e della polizia provinciale. Un vero scoop giornalistico. Infine aggiunge: “Non mi fate parlare di queste cose”. Restano vivi gli interrogativi di Don Marcello Cozzi: “Il petrolio è un affare nero o è anche un affare in nero? Cosa c’è sotto l’affare del petrolio?”. Ritornando al film di Sordi, forse la Basilicata l’occhio se lo vuol vendere proprio per non vedere cosa succede sul proprio territorio.

 

Pubblicato sul settimanale L'Altravoce N. 8 30/06/2012