Domenica, 13 Ottobre 2024

Giornalista iscritto all'Albo Nazionale dal 2012

Attualmente redattore del mensile Mistero

rivista dell'omonima trasmissione televisiva di Italia Uno

 

Per contatti e richiedere la presentazione dei libri mail: g.balena@libero.it

Nessun evento trovato
loader

Rassegna stampa

 

Notizie ANSA

A+ R A-

Origini e mitologie dell'uomo verde - Settembre 2015

 

 

 Nei meandri oscuri della tradizione millenaria della storia umana spesso si nascondono simboli carichi di significati arcaici e indecifrabili. Alcuni di questi, spesso, sono stati tramandati nel corso dei secoli assumendo di volta in volta specifiche peculiarità collegate ai contesti di riferimento. In tal modo, nel corso del tempo, si è smarrita quella che era la loro valenza originaria; studiarne il simbolismo e ciò che rappresentano diventa, pertanto, poco agevole. È quello che è accaduto, per esempio, nel caso dell’enigmatica figura dell’uomo verde: una strana rappresentazione spesso presente all’interno delle cattedrali medioevali europee e che non trova un riscontro storico significativo né nei testi coevi né in studi organici successivi.

L’uomo verde

Le cattedrali medioevali rappresentano dei veri e propri libri di pietra dove spesso sono stati inseriti messaggi cifrati o velati dal valore fortemente simbolico utili agli iniziati o a coloro che avessero avuto le conoscenze per interpretarli. Questo paradigma di riferimento si può adottare anche nel caso delle immagini scolpite nella pietra raffiguranti l’uomo verde. Di solito appare come una semplice faccia maschile dalla quale germoglia un rigoglioso fogliame.

Nelle forme più semplici si tratta di visi dai quali spuntano ornamenti floreali; in particolare dagli occhi, dal naso, dalla bocca e dalle orecchie spuntano il più delle volte rami o foglie di vite; in alternativa queste figure hanno foglie e arbusti al posto della barba e dei capelli. Altre volte, invece, sono figure più astratte: predomina la vegetazione, mentre i lineamenti umani sono solo accennati e appena distinguibili.

“Io sono la vite, voi siete i tralci” riporta il versetto biblico di Matteo 21:5. Vite e tralci sono intimamente legati da un rapporto di dipendenza; infatti i tralci non hanno vita in sé: se non succhiano la linfa della vite sono morti. La vite necessita di molte cure e per portare più frutti è necessario che il vignaiuolo, cioè metaforicamente Dio, poti o pulisca i tralci; questo avviene attraverso la parola di Dio. Può essere, dunque, questo il motivo della presenza dei tralci di vite che nella maggior parte dei casi escono proprio dalla bocca.

Altre volte, invece, non sono visi umani, ma di demoni, di maschere o persino di animali, prevalentemente felini. Talvolta sono provvisti di denti e sembrano mordere i rami.

In questi casi l’associazione con il maligno sembrerebbe evidente; in altri, invece, appaiono semplicemente come motivi decorativi senza particolare significato, più che altro una dimostrazione del gusto per l’assurdo e del bizzarro tipico del medioevo.

Le origini

Nel passato remoto il possibile precursore di questa singolare rappresentazione artistica lo ritroviamo nella mitologia indù e in particolare nella figura di Yama, dio della morte e signore degli inferi; era raffigurato come un uomo verde vestito di rosso, con una corona di fiori tra i capelli, con in mano una mazza e seduto a cavallo di un bufalo.

Anche il mito egiziano di Osiride sembra essere strettamente collegato all’uomo verde. Esso rappresenta il dio della vegetazione e dell'agricoltura; anche in questo caso raffigurato come un uomo dalla pelle verde.

Benché molti siano inclini a cercare un'origine celtica della figura dell’uomo verde, si può affermare con certezza che si tratti di un simbolo pagano antecedente da interpretarsi come la raffigurazione dell'unione e del rispetto per la natura.

Osiride, Nettuno, il titano Oceano, Artemide e suo fratello Dioniso, Pan, Venere, le ninfe driadi e amadriadi e il mito della grande madre sembrerebbero avere una matrice comune di riferimento.

La rappresentazione dell’uomo verde si è sviluppata anche nella tradizione europea, in particolare a partire dal secondo secolo dopo Cristo.

La raffigurazione si è poi stratificata e sovrapposta alla storia di "Jack in the Green" e alla “Regina di Maggio”. "Jack in the Green", in particolare, rappresenta simbolicamente la morte della stagione fredda che permettere l'arrivo dello spirito dell'estate. In Gran Bretagna queste tradizioni popolari si possono ritrovare nella festa del primo maggio e nel “Garland Day” che si celebra il 29 maggio.

Un altro collegamento importante che potrebbe fare chiarezza sulle origini va rinvenuto anche nella figura del dio cornuto “Cernunno”, al punto che l'uomo verde può essere considerato una variante del medesimo. Già nelle più antiche testimonianze lasciate dai celti è chiaro che Cernunno governa la foresta e porta le corna ramificate di un cervo. La sua immagine è forte e potente e assicura la fertilità della natura. Come in moltissime altre immagini celtiche il potere risiede nella testa.

Un’altra rappresentazione medioevale può essere collegata alla figura dell'uomo selvaggio “Woodwose”; un uomo leggendario che sarebbe vissuto in solitudine nei boschi. L’elemento della vita nei boschi degli uomini primitivi è stato ripreso nei racconti dei fuorilegge a cavallo dell’anno Mille. Tra queste la storia certamente più famosa è quella di Robin Hood. Come si può notare questo personaggio è tipicamente vestito proprio di verde.

L’evoluzione del mito

La cultura medievale è piena di figure similari rispetto a quella di Robin Hood, come ad esempio quella presente nel poema trecentesco "Sir Gawain e il Cavaliere Verde"; in questo racconto sono narrate le vicende di un gigante che poi si rivela addirittura moralmente superiore ai cavalieri di Re Artù. Come si può notare alla figura dell’uomo verde sembrano collegati i concetti di forza, astuzia, rinnovamento e giustizia. Questo soprattutto quando il mito pagano è contestualizzato in occidente.

Il più antico uomo verde conosciuto in un contesto cristiano, invece, lo si ritrova su una pietra tombale a Poitiers, ma la figura rimane rara nell'iconografia cristiana fino al dodicesimo secolo.

Nei secoli successivi continua a essere usato come elemento di decorazione architettonica. Il fatto poi che sia praticamente scomparso con il declino dell’arte e dell’iconografia medievale resta il lato più curioso della storia.

Dopo il medioevo, sebbene fossero frequenti le allegorie legate ai boschi come luoghi di pace e tranquillità, inizia a svilupparsi la concezione che li individua come luoghi di tentazione: nel buio del bosco il diavolo cerca di deviare i fedeli dal sentiero della rettitudine. Nasce, così, la metafora della foresta come luogo iniziatico, celebrata da una letteratura dall’innegabile fascino come, ad esempio, i cicli bretoni e la saga dei Nibelunghi. La raffigurazioni dell’uomo verde risalenti a questo periodo risentono di questo mutamento concettuale.

Il volto dell’uomo verde, come detto, è tipicamente maschile; esiste, però, anche una controparte femminile, molto più rara, chiamata “Sheila” o “Sheela-na-gig”. Un esempio eccellente di "Green Woman" è raffigurato a Kilpeck in Inghilterra.

Il corrispettivo femminile certamente più famoso della figura dell’uomo verde, invece, è visibile nell’opera rinascimentale “La primavera” di Botticelli.

In particolare nella parte destra del quadro è raffigurata Flora, ossia la dea romana e italica della fioritura dei cereali e delle altre piante utili all'alimentazione, compresi vigneti e alberi da frutto. Col tempo fu individuata anche come dea della primavera. Dal 28 aprile al 3 maggio di ogni anno, momento critico della fioritura, si svolgevano i “Ludi Floreales”, feste dedicate alla dea, nelle quali abbondavano i divertimenti anche a sfondo erotico. Flora era anche la patrona proprio della fazione dei "verdi" (uirides o prasini) nelle corse del Circo.

I posti più importanti dove si trova

L'uomo verde non è mai raffigurato al centro dell’azione nell’ambientazione in cui è inserito. Egli è quasi sempre confinato e decentrato. Generalmente ha uno sguardo ammonitore e in molte raffigurazioni sembra scrutare attraverso il fogliame senza espressione, come se guardasse l’ignaro osservatore. Proprio per questo potrebbe rappresentare la consapevolezza della natura e del volere divino.

Tra le raffigurazioni più importanti dell’uomo verde ritroviamo quella posta alla base della colonna dell'apprendista nella cappella di Rosslyn. Sono raffigurati otto draghi dalle cui fauci emergono rami di vite che avvolgono a spirale tutta la colonna.

Nella cappella sono presenti oltre cento raffigurazioni floreali a tema. In questo contesto l’uomo verde è strettamente collegato alle gesta di Alessandro Magno narrate nel medioevo dallo storico greco Callistene di Olinto. Secondo questo autore Alessandro peregrinò nelle terre d'Egitto alla ricerca del regno dove potesse manifestarsi Dio finché arrivò su una montagna chiamata Mushas dove vide l'apparizione di un angelo; questo lo convinse ad abbandonare il suolo sacro confidandogli l’esistenza segreta della fonte dell’acqua della vita. Tornato all'accampamento Alessandro individuò tra i suoi uomini un saggio e cominciò con lui le ricerche, donando all'amico una pietra che si diceva provenisse dal paradiso. Dopo molte peripezie il saggio, stanco e senza speranza, si sedette e appoggiò la pietra a terra; allora questa emise un bagliore che consentì di scorgere una fontana; si tuffò nell'acqua e ne bevve abbondantemente; quando uscì non aveva più fame né alcuna esigenza terrena, poiché era diventato El-Kidr, il Sempreverde, ossia colui che sarà giovane per sempre.

Anche nel monastero di York ritroviamo una serie di figure strettamente collegate all’arcana figura dell’uomo verde; le raffigurazioni mostrano un uomo selvatico che protegge proprio un uomo verde da un diavolo. L'uomo verde, in questo caso, è un angelo terreno, il cui agire non viene dall'alto, ma dal mondo terreno.

I significati simbolici

I simbolismi associati, dunque, alla figura dell’uomo verde risultano molteplici.

Questa immagine molto probabilmente era un segno speciale di riconoscimento per i muratori scalpellini.

Una variante semantica della sua rappresentazione è assimilabile ai demoni della foresta e agli spiriti maligni e negativi dai quali è bene mettersi al riparo. Molte credenze medievali attribuivano ai demoni la capacità di assumere varie forme, tra cui quelle di alberi in grado di camminare.

Una leggenda cristiana racconta che il demonio si salvò dal diluvio universale assumendo l'aspetto inoffensivo proprio di una vite che Noè poi portò con sé sull'arca. Fu la stessa pianta che causò l'ubriachezza di Noè dopo il diluvio.

La collocazione dell’uomo verde nelle chiese, quindi, può essere vista come il tentativo di mettere in guardia l’uomo dal male e dalle tentazioni.

La moderna concezione dell'uomo verde lo associa anche agli antichi riti arborei e all’ide dell'albero della vita.

Anche alcune leggende a sfondo religioso hanno una contiguità con la rappresentazione dell’uomo verde; in particolare basti pensare alla storia che narra che il legno con cui fu realizzata la croce di Gesù proveniva da una pianta che originariamente era spuntata fuori dalla tomba di Adamo. Sembra, quindi, particolarmente interessante la relazione vita - natura - morte in maniera ambivalente.

L’uomo verde oggi

La diffusione della figura dell’uomo verde ha vissuto una nuova stagione dagli anni '90; infatti è stata  ampiamente impiegata, per esempio, nel restauro ornamentale del castello di Windsor.

Il retaggio di questa strana figura la ritroviamo in epoca moderna in vari contesti; basti pensare alla trasposizione più o meno velata in alcuni personaggi, come per esempio: Babbo Natale, Peter Pan e Khidr (figura mitica del'Islam, dio della vegetazione e rappresentazione della resurrezione).

A proposito per esempio di Babbo Natale è curioso notare che il vestito rosso sarebbe stato introdotto dalla Coca-Cola; originariamente, infatti, tale vestito era verde e sarebbe divenuto rosso solo dopo che, negli anni '30, l'azienda utilizzò proprio Babbo Natale per la sua pubblicità natalizia.

Anche il personaggio di Peter Pan sembra avere una derivazione diretta dall’uomo verde e non a caso oltre all’immancabile vestito verde, il riferimento questa volta è anche nel nome e nell’indicazione del mito di Pan con il relativo richiamo all’ambientazione del bosco.

Il dio Pan era la divinità caprina considerata lo spirito di tutte le creature naturali. Potente e selvaggio, è raffigurato con corna e gambe caprine dotate di zoccoli, col busto umano, il volto barbuto e una terribile espressione. Vagava per i boschi inseguito dalle ninfe, mentre suonava e danzava. Peter Pan, dunque, sarebbe una rappresentazione subliminale dell’uomo verde e implicitamente del dio Pan. In apparenza una figura innocua e benevola che nasconde, invece, ben altre valenze simboliche.

Lo stereotipo dell’uomo verde con molta probabilità è stato acquisito nell’immaginario collettivo anche per rappresentare le entità aliene, da sempre raffigurate proprio di colore verde.

Nell’ambito della letteratura fantastica e fantascientifica l’uomo verde, infine, lo ritroviamo in diverse opere; pensiamo, ad esempio, agli Ent ossia gli alberi viventi protettori dei boschi, creati da Tolkien.

La fantascienza, anche in epoca più recente, a quanto pare ha attinto a piene mani dal mito; basti ricordare, per esempio, la figura dell’incredibile Hulk.

Verde è anche il volto dell’eroe dei fumetti “The Mask”, trasposto poi anche in ambito cinematografico. Si tratta di una maschera magica che garantisce all'indossatore invulnerabilità fisica, forza superumana, velocità, agilità, intelligenza, potere di alterare la realtà in una varietà di modi distruttivi; insomma, ancora una volta, una rivisitazione in chiave moderna dell’uomo verde.

Intorno all’enigmatica figura dell’uomo verde da sempre resta un fitto mistero. Un mito che si perde a metà strada tra le credenze ancestrali dell’uomo sin dai suoi albori e una dimensione più intima e simbolica; una foresta oscura dove emerge la voce tumultuosa del sub-inconscio che cerca di mettere in comunicazione l’uomo con la natura. Come dice giustamente Baudelaire: ”la natura è un tempio dove pilastri vivi mormorano a tratti indistinte parole; l'uomo passa, tra foreste di simboli che l'osservano con sguardi familiari”.

 

Acquista online il numero di Mistero di Settembre 2015