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Non è vero ma ci credo - Settembre 2017

 

«La leggenda racconta una cosa e la storia un’altra. Ma di tanto in tanto scopriamo qualcosa che appartiene ad entrambe». Questa citazione è tratta dal film Thor uscito nelle sale nel 2011 e che analizzava l’affascinante intreccio e sovrapposizione tra la leggenda e la storia. Spesso queste due dimensioni hanno dei confini labili e si sovrappongono fino a sfumarne le differenze, fino a contaminarsi. Diceva Jean Cocteau: «La storia è il vero che si deforma, la leggenda il falso che si incarna». Se la stratificazione dei fatti storici ha una sua linearità dettata dalla certezza delle fonti o almeno dal riscontro documentale, non si può dire lo stesso per la formazione della leggenda che segue logiche differenti. In genere le leggende fanno riferimento a fatti realmente accaduti o racconti frutto della fantasia popolare. Le leggende si pongono al limite del vero e perciò forse più affascinanti, nascono e si diffondono prevalentemente nella civiltà contemporanea, tramandate oralmente e dal contenuto inquietante e spesso inverosimile. Come si forma una leggenda? Perché si parla propriamente di leggende metropolitane?

Di che cosa parliamo

Una leggenda metropolitana è dunque una storia insolita e inverosimile che a un certo punto riceve una larga diffusione fino a diventare credibile. L’aggettivo “metropolitana” indica prevalentemente la natura stessa della diffusione e in particolare i mezzi della propagazione, legati prevalentemente ai moderni canali di comunicazione. In questo senso la metropoli è la parafrasi della modernità. Le leggende metropolitane sono dette anche “urbane” proprio perché sono una moderna evoluzione di antiche leggende, ma con un’enorme differenza: in passato erano circoscritte, spesso appartenenti a una tradizione orale; le leggende metropolitane, invece, hanno una velocità di diffusione estrema supportate dai moderni mezzi di comunicazione. Nei paesi di lingua inglese addirittura per esprimere bene questo concetto è stato coniato un acronimo con riferimento ai soggetti e alle fonti: AFOAF ossia ”A Friend Of A Friend" (in italiano: "un amico di un amico mi ha detto"). È in pratica quello che viene espresso con ironia, per esempio, nella canzone di Elio e le Storie Tese “Mio cuggino” che è un compendio simpatico delle leggende metropolitane più famose, riferite secondo il tipico incipit "Mi ha detto mio cuggino che...". Questo indica che anche chi inizialmente diffonde la notizia è convinto esso stesso della veridicità. La convinzione è dovuta alla natura stessa della leggenda metropolitana la quale, partendo sovente da un fatto realmente accaduto, ha in sé quasi sempre un margine di credibilità. Le leggende moderne perpetuano un antico comportamento umano, ossia dell'intervento della fantasia su aspetti della realtà che viene plasmata e deformata, soddisfacendo il bisogno universale di credere in storie tanto più quanto sono bizzarre. Si tratta a volte anche di leggende più antiche adattate e modernizzate. Si innescano così alcuni meccanismi che sono poi alla base dell’inizio della diffusione indotta e meccanica: si pensa che lo dicono tutti quindi sarà vero, si è convinti di averlo letto su un giornale o piuttosto inconsciamente si pensa che tali storie, sebbene assurde, incarnano le nostre più recondite paure o i moniti dei nostri genitori.

Le leggende metropolitane sono tante, ma alcune sono particolarmente interessanti.

Il tema della morte

Uno degli elementi più importanti che ritroviamo in maniera condivisa nelle leggende metropolitane di grossa diffusione è la morte: il tema per eccellenza, quello legato alla nostra paura più importante e con la quale ogni individuo nella propria vita deve necessariamente confrontarsi. Ecco, per esempio, una breve carrellata di leggenda che hanno questa tematica in comune.

In Siberia si narra che uno scienziato russo avrebbe effettuato una perforazione nel terreno così in profondità che calando un microfono al suo interno avrebbe sentito le voci e le urla dei dannati. La registrazione sarebbe stata fatta a una profondità di 9 miglia, ossia poco più di 14 chilometri e calando giù lungo il condotto un microfono avrebbe sentito voci umane e urla secondo lo studioso dei dannati.

Un’altra storia particolare ha come protagonista la Volga nera, macchina molto in uso a Varsavia nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale. La storia racconta della scomparsa di moltissime persone su questa limousine tra il 1960 e il 1970. A sparire nella Volga nera sarebbero state soprattutto ragazze giovani e belle, rapite per diventare giocattoli sessuali dei Soviet o anche bambini il cui sangue sano sarebbe servito per curare gli occidentali o gli arabi ricchi malati di leucemia. L’auto pare fosse guidata da preti, suore, vampiri o addirittura dal diavolo in persona.

C’è poi il racconto di un camionista che nel pieno di una notte piovosa scorge una bellissima ragazza che sta facendo l’autostop. Così, intenerito dal suo viso angelico, la fa salire sul camion. Poco dopo la ragazza invita il camionista a fermarsi perché è arrivata a destinazione, ma dimentica la sua felpa sul camion. Dapprima indeciso sul da farsi, l’autista scende per restituirgliela e scopre un cimitero, vi entra e scorge su una lapide la foto della ragazza, morta già molto tempo prima.

Simile è la vicenda che si svolge in un campo scout, dove per diversi giorni una bambina va a trovare i ragazzi dell’accampamento chiedendo dei biscotti. La bambina è vestita sempre di bianco e ben presto fa amicizia con tutti i giovani. Dopo una settimana i capi scout decidono di scendere in paese per rifornirsi di cibo e bevande. Proprio mentre sono al supermercato, si accorgono che dietro al bancone è affissa alla parete la foto di una bimba identica alla loro amica dei biscotti. Così i ragazzi domandano al proprietario se si tratta di sua figlia, ma il negoziante si incupisce e con voce triste riferisce che sua figlia è morta sette anni prima.

Queste sono leggende metropolitane che si ritrovano in varie parti del mondo e sono molto diffuse. A questi fatti che hanno una struttura narrativa comune e che di volta in volta secondo le varie aree geografiche si colorano di particolari differenti si aggiungono poi alcune leggende che riguardano fatti di cronaca o storici intorno ai quali però si è sviluppato un alone di mistero.

Leggende metropolitane misteriose

Il mondo della musica e del cinema in particolare sono ambienti molto fertili dove nel corso degli anni si sono sviluppate numerose leggende metropolitane, proprio perché in questi contesti la presenza di personaggi famosi, spesso divinizzati e mitizzati, ha in maniera naturale incentivato la creazione e diffusione.

Una leggenda, per esempio, molto diffusa nel mondo della musica, in questo caso probabilmente alimentata da un'operazione di marketing, conosciuta anche con la sigla PID (Paul Is Dead), riguarda Paul McCartney: il bassista dei Beatles sarebbe morto in un incidente stradale nel 1966 e sarebbe stato sostituito da un sosia. Questo particolare sarebbe stato inserito e celato nella copertina dell’album Abbey Road, quella famosa dove i ragazzi di Liverpool furono immortalati nel passaggio sulle strisce pedonali e nella quale si può notare solo Paul McCartney a piedi nudi.

Una leggenda di segno inverso si è diffusa invece a proposito di Elvis Presley; soprattutto negli Stati Uniti c'è chi crede che la famosa star sia ancora viva. Tra i motivi addotti dai sostenitori di questa teoria vi sono il peso della bara che il giorno del funerale sembrava leggero nonché una fantomatica registrazione di una conversazione telefonica con il cantante anni dopo la sua morte.

Non mancano poi leggende specifiche legate alla produzione musicale. Si racconta per esempio di una lunga serie di suicidi che sarebbero ricollegabili all'ascolto della canzone ungherese Szomorú vasárnap, nella quale si fa riferimento proprio al suicidio. Per non parlare poi di alcune canzoni del repertorio rock che ascoltate al contrario avrebbero dei messaggi subliminali con evocazioni demoniache o esplicite esortazioni all’attività sessuale. Il fenomeno è noto con il nome di “backmasking”. Uno dei primi brani in cui è stato segnalato un presunto messaggio inserito in backmasking è stato Revolution 9 dei Beatles. Il brano ascoltato normalmente ripeteva in continuazione "Number nine, Number nine..." (in italiano "numero nove, numero nove..."). Ascoltato al contrario, invece, il messaggio era "Turn me on, dead man..." (in italiano "eccitami uomo morto"). Un messaggio subliminale ci sarebbe anche nella famosa canzone dei Led Zeppelin Starway to Haeven.

Anche il mondo del cinema è costellato di numerose leggende metropolitane. Il film Urban Legend del 1998, per esempio, riassume e integra nella propria trama le principali leggende metropolitane conosciute a livello mondiale: da la banda dei fari al cagnolino nel forno a microonde, senza dimenticare la babysitter assassinata. C’è poi il film Tre scapoli e un bebè del 1987 divenuto celebre alcuni anni dopo l'uscita perché durante il film appare l'immagine di quello che sembra un bambino nascosto dietro una tenda, il quale non ha nulla a che vedere con la trama. La leggenda narra di un bambino uccisosi accidentalmente col fucile del padre proprio nell'appartamento dove è stato girato il film.

Un’altra leggenda particolare riguarda Brandon Lee, figlio di Bruce Lee famoso attore e cultore di arti marziali; il figlio morì il 31 marzo 1993 a Wilmington nella Carolina del Nord quando mancavano tre giorni alla fine delle riprese del film Il Corvo, ucciso da una pistola che doveva essere caricata a salve. La tragedia è stata causata da una disattenzione dello staff che non aveva controllato con la perizia necessaria la pistola che doveva servire per la scena. Per motivi di tempo, non avendo colpi a salve, alcuni membri della troupe comprarono proiettili veri e ne rimossero la polvere da sparo all'interno. Secondo alcuni la morte non è stata accidentale ed è legata invece alla figura del padre, anche egli morto in circostanze sospette e forse per aver divulgato alcuni segreti sulle arti marziali.

L’elenco delle leggende metropolitane di vario genere potrebbe essere lunghissimo, ma come diceva Victor Hugo: «La storia ha le sue verità, e così la leggenda. La verità della leggenda ha una natura diversa da quella storica. La verità della leggenda è l’invenzione che diviene realtà. Storia e leggenda sono accomunate da una stessa finalità: tratteggiare l’uomo eterno attraverso gli uomini caduchi».