Sabato, 02 Novembre 2024

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Attualmente redattore del mensile Mistero

rivista dell'omonima trasmissione televisiva di Italia Uno

 

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Notizie ANSA

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Siamo sempre più sotto controllo (elettronico) - Ottobre 2017

 

Messaggio da un futuro appena trascorso: c’era una volta internet. Esiste una strana espressione che fa quasi da spartiacque rispetto a un’epoca: “nativi digitali”. Sono coloro che sono nati e cresciuti in un mondo esclusivamente digitale. Per costoro oggi sembra tutto facile e scontato: una piccola pressione del pulsante start del pc presente in ogni casa o il tocco delicato sullo schermo dello smartphone o del tablet ormai divenuti appendici “naturali” e ci ritroviamo il mondo, è il caso di dirlo, nelle nostre mani. Internet attualmente rappresenta il principale mezzo di comunicazione di massa e può essere considerato il frutto di una rivoluzione epocale: un salto tecnologico senza eguali nella storia dell’uomo.

L'introduzione di internet risale agli anni sessanta, quando la struttura rudimentale della rete informatica era stata ideata e progettata per finalità essenzialmente militari; il progenitore e precursore è considerato il progetto ARPANET, finanziato da un'agenzia dipendente dal Ministero della Difesa statunitense. Dopo pochi anni il miracolo si era già realizzato: tutto il mondo connesso e milioni di utenti collegati. Eppure la sua diffusione di massa si è avuta solo negli anni ’90. Un cambiamento radicale recente, dunque, ma già vecchio: solo un paio di decenni, eppure la più grande rivoluzione nella storia dell’uomo è già obsoleta.

Cos’è Internet of Things

Siamo, infatti, solo all’inizio di una nuova era. Internet come la conosciamo è già vecchia: siamo già in una nuova era. IOT (Internet Of Things) è un neologismo riferito all'estensione di internet al mondo degli oggetti e dei luoghi ed è stato introdotto da Kevin Ashton, cofondatore e direttore esecutivo di Auto-ID Center (consorzio di ricerca con sede al MIT). L’espressione “Internet delle cose” indica gli oggetti, spesso di uso comune, che si collegano alla rete e trasferiscono in essa una serie di informazioni sull’ambiente circostante e sugli utilizzatori degli stessi oggetti. L’elenco può essere lunghissimo. Il mercato è in grande espansione: solo in Italia il mercato di “Internet of Things” attualmente vale circa 2 miliardi di euro con un trend di crescita di oltre il 30% a cui bisogna collegare circa 1,47 miliardi di euro che è, invece, il giro d’affari delle app che ne permettono il funzionamento tramite la stessa connessione a internet.

Ora ad essere connessi non sono solo i nostri pc e i dispositivi mobili in generale, ma anche gli oggetti di uso quotidiano: il futuro ci sta piombando addosso in maniera inesorabile. Grazie alla connessione e agli automatismi tecnologici collegati ogni oggetto potenzialmente potrebbe essere considerato proprio per questo “intelligente”.

Alcuni esempi

Una grossa fetta di questo nuovo settore in espansione riguarda quella che viene definita “Casa intelligente” o “Casa 2.0” dove ogni elemento è tecnologicamente avanzato e necessariamente collegato in rete: a partire dalle persiane dei balconi e delle finestre fino ad arrivare agli elettrodomestici piccoli e grandi. Tutti questi elementi sono in rete e condividono e scambiano informazioni per poter funzionare al meglio e sfruttare le potenzialità dell’utilizzo. Esiste, per esempio, da anni la possibilità di controllare il frigo o la temperatura della casa a distanza attraverso connessioni Wi-Fi, lo smartphone e il tablet. Sempre in ambito domestico si stanno diffondendo in maniera capillare, inoltre, i cosiddetti “contatori intelligenti” da parte dei fornitori di energia elettrica soprattutto in America. Essi svolgono azioni ben precise e allo stesso tempo invasive: identificare ogni dispositivo elettrico presente in casa registrandone il funzionamento, monitorare le attività domestiche e registrare dati sulle abitudini giornaliere degli inquilini della casa.

Una tendenza sempre più consolidata si sta affacciando anche nel mondo dei più piccoli e in particolare con l’introduzione sul mercato di giocattoli che hanno la possibilità di comunicare con la rete internet e scambiare informazioni. Ci sono, per esempio, già in commercio alcune bambole che sarebbe in grado di inviare online a un determinato motore di ricerca tutte le frasi che captano nell’ambiente circostante. Si parla sempre con più frequenza di “Internet dei giocattoli” in relazione soprattutto a quelli che sono in grado di interagire con i più piccoli fornendo risposte logiche o presunte tali: nella maggior parte dei casi sono forniti di microfoni e di un processore che elabora le informazioni percepite. In tal modo a rischio è anche la privacy dei nostri bambini e con essa ovviamente anche quella degli adulti che stanno con loro. Per quanto riguarda il mondo dei bambini non sono solo i giocattoli a costituire una minaccia per la privacy. L’abbigliamento è un altro settore su cui si stanno concentrando forme innovative di controllo. Sono stati brevettati alcuni modelli di scarpe per tenere sott’occhio i più piccoli: sono dotate di un GPS posizionato tra la suola e la soletta interna. I bambini che le indossano sono controllabili tramite l’applicazione apposita. Un discorso simile vale anche per gli anziani.

C’è poi tutto il settore dei “wearable”, ovvero degli apparecchi digitali “indossabili”; stanno per arrivare in commercio, per esempio, dei giubbotti che si possono collegare allo smartphone di chi lo indossa per rispondere alle telefonate, scegliere le canzoni da ascoltare o ricevere indicazioni sulla strada da seguire.

Inoltre ci sono poi tutti gli oggetti dotati di tag RFID che utilizzano la tecnologia a radiofrequenza per attivarsi o comunque collegarsi in rete. Il sistema RFID, infatti, è considerato per le sue potenzialità di applicazione una tecnologia “general purpose” (come l’elettricità e la ruota, per esempio) e presenta un elevato livello di “pervasività”. Con gli RFID, grazie allo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e di internet, è possibile mettere in rete tra di loro oggetti smart e utilizzare su vasta scala l’interconnessione dei dati da dare in pasto alla grande rete globale. Un discorso simile vale anche per la tecnologia NFC ossia Near Field Communication (in italiano letteralmente “comunicazione in prossimità”) che fornisce connettività wireless bidirezionale a corto raggio fino a un massimo di dieci centimetri. Quando due apparecchi NFC definiti “initiator” e “target” vengono accostati viene creata una rete peer-to-peer tra i due ed entrambi possono inviare e ricevere informazioni. Nell’ambito dei pagamenti l’evoluzione verso la tecnologia NFC permette di effettuare transazioni tramite le carte di credito di ultima generazione semplicemente avvicinandole al dispositivo per il pagamento senza dover necessariamente tutte le volte digitare una password.

La smart life: vita intelligente per individui controllati

Progressivamente e in maniera silenziosa la rete è diventata non solo globale, ma avvolge integralmente la nostra vita quotidiana. Sembra veramente come se di colpo fossimo diventati tutti un po’ stupidi e avessimo bisogno di supporti esterni per fare qualsiasi cosa; in realtà ci stanno propinando soluzioni intelligenti per problemi stupidi, inesistenti o creati artificialmente. Dietro tutto questo meccanismo esiste un progetto ben preciso e soprattutto ben “controllato”.

I mezzi per attuare un controllo invasivo sono molteplici e spesso ben mascherati. Il problema, pertanto, è sempre lo stesso: quando mettiamo in rete e in condivisione i dati della nostra vita il pericolo per la nostra privacy e, quindi, di riflesso la possibilità di essere controllati, diventano più reali.

La nostra vita è cambiata notevolmente da quando lo sviluppo tecnologico, sospinto dal grande boom della microelettronica, ha portato nella vita quotidiana oggetti che hanno automatizzato e reso più semplici alcuni gesti abitudinari. Fino agli anni ‘80, per esempio, per cambiare canale all’unico televisore di casa bisognava alzarsi e recarsi vicino all’apparecchio; con l’introduzione del telecomando poi tutto è cambiato. L’era digitale ha scombussolato e migliorato le nostre abitudini, piccole e grandi. Così l’auto non si apre più con la chiave, ma basta usare il telecomando o addirittura il tocco del pollice in quelle di nuova generazione.

La nuova frontiera riguarda la diffusione dei robot, sì proprio quelli immaginati nei film di fantascienza fino a pochi anni fa; si stanno diffondendo i robot domestici, i social robot e i robot da compagnia: sono un concentrato di tecnologia al servizio della famiglia e sono dotati di connessioni Bluetooth o Wi-Fi e per svolgere molte delle loro mansioni devono essere collegati alla rete.

Tutto è diventato “intelligente”, a discapito forse della nostra intelligenza, atrofizzando di fatto alcune azioni manuali. È proprio in questa piega che si nasconde l’ennesima opportunità per infilarci dentro nuove forme di controllo che in questo caso passano attraverso i nostri gesti quotidiani. Sia ben chiaro: non è automatico il teorema “tecnologia uguale controllo”, ma le potenzialità sono certe e la possibilità che accada molto probabile. La filosofia “smart” sta entrando sempre più nella vita quotidiana e in particolare nelle case di ognuno di noi. Tutto sta diventando virtuale. C’era una volta la vita reale…