Giornalista iscritto all'Albo Nazionale dal 2012
Attualmente redattore del mensile Mistero
rivista dell'omonima trasmissione televisiva di Italia Uno
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«La cattedrale contiene nelle sue sculture e nella sua geometria l'alfabeto necessario per decifrare il libro di cui è l'incarnazione». Lo scrittore ed egittologo francese Christian Jacq descrive così quella che può essere considerata la struttura architettonica certamente più significativa e rappresentativa di un’epoca tanto buia quanto affascinante: il Medioevo. Le prime cattedrali gotiche hanno fatto la loro comparsa a cavallo dell’anno Mille, prima in Francia e poi nel resto d’Europa. La maggioranza degli storici dell'arte collegano il termine “gotico” ai Goti, additati dalla cultura classica romana come una civiltà assolutamente barbara e rozza. Una spiegazione differente è offerta, invece, da Fulcanelli, uno sconosciuto scrittore dell’inizio del secolo scorso, nel suo affascinante volume “I misteri delle cattedrali”: «L'art gotique altro non è che una deformazione ortografica della parola argotique, la cui omofonia è perfetta. La cattedrale, dunque, è un capolavoro d'art goth o d'argot. I dizionari definiscono la parola argot come il linguaggio particolare di tutti quegli individui che sono interessati a scambiarsi le proprie opinioni senza essere capiti dagli altri che stanno intorno».
L’origine delle cattedrali
Il termine “cattedrale” deriva dal latino “cathedra” e indica il sedile destinato all’autorità ecclesiastica del vescovo.
La diffusione delle cattedrali gotiche si concentra soprattutto intorno al XII secolo, con un aumento esponenziale e improvviso delle nuove costruzioni. Già in questa prima considerazione si estrinsecano il mistero e allo stesso tempo il fascino che alimentano la leggenda legate a queste strutture imponenti. In particolare, la loro diffusione avviene proprio nel periodo in cui i Templari ritornano in Francia dalla Terrasanta, dove avevano stabilito il loro quartier generale nel luogo in cui una volta sorgeva il Tempio di Salomone, un edificio dal grande fascino esoterico. Alcuni studiosi avanzano l'ipotesi secondo la quale furono proprio i Templari a far costruire le cattedrali, dopo aver ritrovato nei sotterranei del loro quartier generale le carte che contenevano i progetti e i principi armonici utilizzati per la costruzione del Tempio di Salomone, tramite le conoscenze iniziatiche del leggendario architetto Hiram e precise indicazioni contenute in alcuni versetti biblici.
Le cattedrali hanno dimensioni enormi rispetto alla singola persona e in rapporto all’apparato urbanistico dell’epoca. Oltre a una funzione prettamente religiosa, in alcuni casi erano anche il luogo di ritrovo per le pubbliche riunioni.
La cattedrale rappresenta ed esprime la ritrovata sicurezza materiale e spirituale dopo l’incubo catastrofista dell’anno Mille. Caratteristico e degno di nota è certamente il verticalismo e la spiccata propensione allo sviluppo in altezza verso il cielo, quasi a voler stabilire e ritrovare il contatto con il divino. Questa peculiarità si esprime in particolare tramite il campanile; questa struttura architettonica, introdotta già tra l’VIII e il IX secolo, viene valorizzata ulteriormente proprio nell’ambito dello sviluppo dell’arte gotica. Il campanile nello specifico rappresenta l’albero della vita: nella cultura medioevale a ogni raffigurazione corrisponde un significato più elevato, nascosto e simbolico. Molto spesso proprio lo stesso simbolismo è strettamente collegato al sacro e all’esoterismo. Lo stesso albero della vita, per esempio, richiama le conoscenze mistiche e cabalistiche.
Un altro elemento importante è certamente la luce, filtrata all’interno delle cattedrali attraverso le imponenti vetrate o i rosoni frontali. All’interno, così, si creavano ammalianti giochi di chiaro scuro sui pavimenti e sulle pareti, in alcuni casi in corrispondenza di date particolari come solstizi o equinozi.
Una funzione importante, inoltre, è quella didascalica ed educativa; infatti, le cattedrali rappresentano veri e propri libri di pietra per i fedeli. In particolare, spesso, rappresentavano delle forme di indottrinamento delle tematiche bibliche tramite le raffigurazioni dei racconti dello stesso libro.
La struttura
Molto probabilmente la maggior parte delle cattedrali sono state costruite su preesistenti luoghi “magici” ed energetici. Come altri edifici antichi (per esempio il Tempio di Salomone e Stonehenge) nelle cattedrali ritroviamo specifiche misure che fanno riferimento alla sezione aurea e sono inserite in una matrice geografica ben precisa: le cattedrali di Chartres, di Beauvais, di Amiens e di Reims si trovano, per esempio, tutte tra il 48° e il 49° parallelo. Un’altra funzione molto importante è quella astronomica; alcune cattedrali sono calendari di pietra con precisi riferimenti astronomici, in particolare alla costellazione della Vergine; ecco perché molte sono dedicate a “Nostra Signora”.
La struttura tipica della cattedrale ci riconduce a un parallelismo con la rappresentazione umana che santifica sé stesso votandosi a Dio: l’abside corrisponde al capo, la croce del transetto corrisponde alle braccia, la navata è, invece, il corpo e infine l’altare rappresenta il cuore.
La valenza simbolica della pietra da costruzione, inoltre, la pone in stretta connessione con il concetto della redenzione attraverso quattro tappe: incarnazione, passione, resurrezione e ascensione. La pietra viva, elemento primario per la costruzione, è paragonabile al corpo di Cristo e alla sua redenzione. Le tappe della redenzione sono assimilabili all’utilizzo della pietra per la costruzione: cavata, scolpita, costruita ed elevata.
In molte cattedrali gotiche, spesso, si ritrova nel punto di intersezione della navata con il transetto il tema del labirinto, come nel caso, per esempio, della cattedrale di Chartres. Proprio in questa cattedrale le varie parti della navata, del coro e del transetto sono in rapporto armonico tra loro e seguono la logica della scala musicale dell’ottava, studiata anche dalla scuola pitagorica. I maestri costruttori conoscevano, senza dubbio, tutti i rapporti dell’ottava musicale e l’applicavano geometricamente alle costruzioni.
Altro elemento importante è senza dubbio il rosone; spesso collocato in evidenza al centro della facciata o nella parte superiore. Il rosone è anche detto “ruota della fortuna” e simboleggia il mutare ciclico della sorte e del tempo, con l’alternarsi delle forze costruttive e distruttive. Il rosone avrebbe un collegamento diretto con il sole e in maniera più approfondita con la rosa e quindi con il femminino sacro e con la figura della Vergine. Generalmente il rosone ha sei, sette, otto e dodici petali: tutti numeri altamente simbolici e carichi di significato. A sei petali, per esempio, indica la stella a sei punte ovvero il cosiddetto” sigillo di Salomone”. A sette, invece, fa riferimento all’ordine settenario del cosmo e del tempo (sette giorni e sette direzioni dello spazio). A otto petali simboleggia la rigenerazione e il concetto della rinascita e dell’infinito. Infine, a dodici petali rappresenta il numero degli apostoli, i segni zodiacali e i mesi dell’anno.
Un tema ricorrente è senza dubbio il peccato e la continua soggezione che i fedeli dovevano provare nei confronti della religione e di riflesso quindi delle stesse gerarchie ecclesiastiche. L’altro tema fondamentale è il bestiario, ossia la raffigurazione di animali reali o fantastici con precisi significati esoterici. A questo bisogna aggiungere i lapidari e i florari, ancora una volta in chiave simbolica. In particolare, tra gli animali più raffigurati troviamo il pavone simbolo dell’immortalità, l’aquila emblema solare, l’agnello come animale sacrificale, l’ariete indicante l’ardore del creatore, la lepre come simbolo della lussuria e della fecondità, la salamandra strettamente collegata al fuoco, le api collegate alla diligenza e all’eloquenza, la colomba associata allo Spirito Santo, il gallo associato alla resurrezione e il leone che ci riconduce alla figura di Salomone e alla Vergine.
Gli aspetti esoterici
Come si può notare l’intera struttura classica della cattedrale nasconde una carica esoterica e simbolica notevole. Proprio a proposito, per esempio, delle numerose raffigurazione del leone, questo è strettamente connesso alla Vergine. È quindi importante notare come le cattedrali francesi dedicate proprio a "Nostra Signora”, cioè alla Vergine, non siano state costruite a caso, ma secondo un progetto unitario ben preciso, tendente a ricreare in terra un’immagine speculare della costellazione della Virgo o Vergine, in accordo con il famoso motto esoterico “come in cielo così in terra”.
Esiste, poi, di certo una contiguità tra la costruzione delle cattedrali e la massoneria che a sua volta si ricollega alla tradizione templare. Il rapporto simbolico della massoneria con la pietra si può rintracciare in primo luogo nella locuzione “free stone” che in Inghilterra rappresentava una pietra particolarmente adatta a essere modellata dallo scultore e dal costruttore. Questo in ambito massonico indica il lavoro di levigazione che dovrebbe ricevere l’anima grezza dell’iniziato. Non a caso proprio con la comparsa delle prime cattedrali si stabilizza la figura del maestro con funzioni di ingegnere, architetto e direttore dei lavori. Una figura, quella del maestro, presente anche all’interno delle logge massoniche. Da notare, inoltre, che proprio la massoneria ha come entità di riferimento “il grande architetto” che è un richiamo diretto alla costruzione materiale e simbolica.
Come detto le cattedrali servivano anche per le riunioni, in particolar modo delle corporazioni dei mestieri medievali; essi si riunivano in un ambiente riservato del cantiere di costruzione detta “loggia”, termine questo poi mantenuto anche in seno alla massoneria e indicante proprio il luogo per le riunioni dei fratelli massoni.
La cattedrale rappresenta anche la summa della sapienza alchemica. Esiste, infatti, una relazione diretta tra la pietra filosofale e la pietra angolare: i costruttori simbolicamente erigevano le cattedrali tenendo conto della pietra angolare sulla quale Gesù ha costruito la sua chiesa. Da notare che la pietra filosofale è detta anche “pietra maestro d’angolo” o semplicemente “angolare”.
Secondo Fulcanelli la costruzione in epoca medievale delle grandi cattedrali gotiche ha permesso a un sapere antichissimo di prendere corpo e immagine nella pietra, nel legno e nelle vetrate; i colori di queste ultime, per esempio, erano trattati alchemicamente e servivano per rappresentare i simboli della fede cristiana e della cabala. Per esempio, la parte inferiore del portale chiamato del “Giudizio Universale” nella facciata di Notre-Dame di Parigi, contiene precisi riferimenti alla simbologia alchemica: vi compaiono, tra le altre cose, l’athanor (il forno o crogiuolo degli alchimisti), una donna che addita un corvo (che simboleggia lo stato iniziale dell’opera alchemica) e un cavaliere che addita un leone (elemento fisso dello zolfo).
Ecco perché, riprendendo la dichiarazione iniziale, Jacq sentenzia: «Libro aperto, perché offerto agli occhi di tutti; libro chiuso, perché il nostro pensiero e la nostra vita devono essere in armonia con il messaggio della cattedrale, se vogliamo riuscire a percepirlo».
“Non so di nessun altro uomo che abbia avuto altrettanta influenza nella sfera del pensiero”. Bertrand Russell, uno dei filosofi più autorevoli del secolo scorso, si esprimeva in questi termini a proposito di Pitagora. Definire in maniera esaustiva la sua figura è impresa ardua: matematico, scienziato, filosofo, politico, astronomo e taumaturgo. Una personalità poliedrica e complessa le cui tracce si perdono a metà strada tra il mito e la storia. Il suo nome è associato alla tabella pitagorica al suo teorema, ma certamente è un punto di riferimento della cultura occidentale, essenzialmente un iniziatore, un innovatore e uno studioso degli elementi fondanti e fondamentali dell’esoterismo. Un personaggio, dunque, particolare e unico al limite della leggenda.
Chi era Pitagora
Nato a Samo, un'isola greca dell'Egeo orientale nel 570 a.C. circa, della sua vita privata si conosce ben poco e la maggior parte delle testimonianze che lo riguardano sono di epoca successiva. Secondo la tradizione il padre era un cittadino facoltoso di nome Mnesarco. In un’opera di Apollonio è citato anche il nome della madre, una certa Pithaide.
Ancora bambino è stato avviato dal padre agli studi della musica e della pittura. In età adolescenziale si è recato a Mileto dal maestro Anassimandro dal quale ha ricevuto le prime nozioni di geometria e astronomia. Molto probabilmente ha studiato in maniera approfondita le conoscenze matematiche degli Egizi, dei Caldei, dei Fenici e dei Babilonesi. Da questi, in particolare, ha appreso le arti magiche e le nozioni esoteriche. Da Samo, poi, si è trasferito nella Magna Grecia.
A Crotone, all'incirca nel 530 a.C., ha fondato la cosiddetta scuola pitagorica. Il trasferimento è stato dovuto molto probabilmente a cause politiche in quanto si schierò duramente contro la tirannide di Policrate. Si sposò con Teano, dalla quale ebbe tre figli: due maschi (Arimnesto e Telauge) e una femmina (Damo).
Morì a Metaponto, località lucana sullo Ionio, nel 495 a.C. circa.
Tutta la sua vita è ammantata da un singolare alone di mistero. Per esempio si narra che in un solo giorno, secondo la testimonianza di alcuni biografi del mondo antico, egli si incontrò e si intrattenne pubblicamente, a Metaponto e a Tauromenio in Sicilia, con i discepoli delle due città. Si racconta, inoltre, che prevedeva infallibilmente i terremoti, lo scoppio di epidemie, arrestava le bufere di vento, impediva le inondazioni, sedava la furia di mari e di fiumi per permettere il facile passaggio dei suoi discepoli. Egli era in grado di placare per mezzo dell’utilizzo di alcuni suoni, di canti e di incantesimi le sofferenze sia dell'anima sia del corpo. Pitagora è tradizionalmente considerato l'iniziatore del vegetarianismo in occidente e legava questa pratica alle sue ben radicate credenze sulla metempsicosi.
Nel periodo del tardo neoplatonismo è stato presentato come figlio del dio Apollo. Secondo la leggenda, infatti, il nome risalirebbe etimologicamente a una parola che significherebbe "annunciatore del Pizio", cioè proprio del dio Apollo; altre fonti lo farebbero risalire al verbo "persuadere" quindi implicitamente a "colui che persuade la piazza".
Si giunse così a considerarlo profeta, guaritore, mago e ad attribuirgli veri e propri miracoli.
Quasi sicuramente Pitagora non ha lasciato nulla di scritto pur avendo composto un libro dal titolo “Hieros logos” che però è arrivato a noi tramite le citazioni fatte da alcuni filosofi vissuti in epoche successive. La trasmissione delle conoscenze pitagoriche è avvenuta essenzialmente per via orale tramite la scuola fondata e strutturata proprio dal maestro.
La scuola pitagorica
Il nome di Pitagora è strettamente legato alla costituzione della scuola di pensiero omonima, dove si prestava particolare attenzione alle nozioni matematiche e nella quale fu elaborato proprio il famoso teorema di Pitagora. Oltre a questo aspetto egli si è occupato anche di filosofia, strutturando un proprio pensiero e mutuando alcuni aspetti dall’orfismo. Alcuni attribuiscono a Pitagora addirittura la paternità del termine "filosofia". La novità del pensiero di Pitagora rispetto all'orfismo è rappresentata dal fatto che la conoscenza è intesa come strumento di purificazione; l'ignoranza è ritenuta una colpa dalla quale ci si libera solo con il sapere. Un approccio certamente innovativo e moderno rispetto al tempo in cui viveva. In seno alla sua scuola era presente una distinzione tra i discepoli detti "Matematici" e quelli "Acusmatici" (da “akousma”, ossia detto orale). I primi costituivano la cerchia più stretta detta “eteria”: vivevano nella scuola, erano celibi, non mangiavano carne e potevano interagire con il maestro. Gli altri, invece, doveva prima seguire un percorso di studi dai tre ai cinque anni. L'insegnamento pitagorico aveva un aspetto mistico-religioso consistente in un addottrinamento dogmatico, secondo il noto motto della scuola “ipse dixit” (“lo ha detto lui”). L'aspetto mistico della trasmissione della conoscenza nasceva dalla convinzione che la scienza libera l’essere umano dall'errore; quindi, attraverso il sapere ci si liberava dal peccato dell'ignoranza, ci si purificava e ci si avvicinava a Dio, l'unico che possedeva tutta intera la verità.
La scuola poteva essere frequentata anche dalle donne e offriva due tipi di lezioni: pubbliche e private. Durante quelle pubbliche, seguite dalla gente comune, il maestro spiegava nel modo più semplice possibile, così che fosse comprensibile a tutti. Quelle private erano, invece, di più alto livello e venivano seguite prevalentemente da eletti iniziati agli studi matematici. Secondo alcuni usi ereditati dall’orfismo i membri indossavano vesti di lino bianco e seguivano giornalmente esercizi fisici, facevano passeggiate e si dedicavano al canto e al ballo. Praticavano, inoltre, bagni e lustrazioni a scopo purificatorio.
Le lezioni si tenevano nella "Casa delle Muse", un imponente tempio all'interno delle mura cittadine; l’edificio era in marmo bianco, circondato da giardini e portici.
Le tradizioni pitagoriche sono state poi ereditate da una parte della massoneria. Il silenzio imposto per esempio agli allievi è lo stesso che viene richiesto agli iniziati che entrano nel primo grado della massoneria. Esiste oltremodo una profonda contiguità del pitagorismo con il mondo massonico.
Un altro aspetto molto importante era lo studio della medicina. Pitagora ribadiva spesso il concetto che la buona salute fosse armonia, invece la malattia fosse disarmonia. Quindi l'obiettivo principale della medicina pitagorica era di ristabilire l'armonia tra il proprio corpo e l'universo. Queste conoscenze erano in linea con l’impostazione dualistica della scuola: anima e corpo dovevano restare costantemente in equilibrio, sebbene la parte nobile fosse considerata l’anima, mentre il corpo la parte inibitoria, materiale e pesante. Questa impostazione teorica richiamava da vicino quella del taoismo, incarnata nella struttura bipolare dello yin e dello yang.
I pitagorici sono stati anche i primi a ipotizzare che la terra non fosse piatta, anticipando di molti secoli le intuizioni di Galileo.
L’enorme impianto nozionistico di Pitagora può essere suddiviso in conoscenze essoteriche, ossia accessibili a tutti e conoscenze esoteriche, riservate invece agli adepti.
Gli insegnamenti esoterici
Un aspetto certamente importante della scuola pitagorica è quello esoterico e in particolare le modalità di trasmissione delle conoscenze segrete. La saggezza pitagorica era rappresentata da un simbolo ben preciso: una Y (maiuscola). Era definito “albero pitagorico” e inteso simbolicamente come bivio della virtù e del piacere nella scelta iniziatica tra la via profana e quella della conoscenza illuminante. Richiamava, inoltre, l’ultima lettera dell’alfabeto greco arcaico. Anche in questo caso ritorna l’impostazione dualistica.
Le conoscenze esoteriche facevano riferimento in primo luogo allo studio della musica e delle note; a lui quasi sicuramente si deve l’invenzione della scala musicale e il concetto di divisione dell’ottava. Ha condotto studi approfonditi sulle pratiche per la purificazione del corpo e dell’anima attraverso la musica e in particolare l’utilizzo dei suoni e della frequenza dell’onda acustica. Concetti questi che sono stati studiati, anche in ambito della medicina alternativa, con un certo approfondimento solo in epoca moderna. La musica era considerata, dunque, una chiave di accesso al sovrannaturale.
Il nocciolo duro dello studio esoterico pitagorico era senza dubbio la geometria e la matematica, creando, di fatto, una nuova scuola di pensiero denominata “teogonia”. Secondo questa visione esisteva una corrispondenza tra matematica e geometria che si esprimeva nelle seguenti equivalenze: l'uno era il punto, il due la linea, il tre la superficie e il quattro il solido.
Seguendo questa impostazione arrivò a formulare l'importante teoria della tetraktys. Etimologicamente il termine significa "numero triangolare". Essa è rappresentata come un triangolo alla cui base sono raffigurati quattro punti sulla stessa riga, tre nella successiva, due nella penultima e infine il punto culminante; la somma di tutti i punti è dieci, il numero perfetto composto dalla somma dei primi 4 numeri (1+2+3+4=10). La tetraktys, inoltre, aveva un carattere sacro poiché gli stessi pitagorici giuravano su di essa. Era fondamentalmente il modello teorico della loro visione dell'universo: un mondo non dominato dal caos delle forze oscure, ma da numeri, dall’armonia e dai rapporti numerici e geometrici. Si noti, inoltre, la struttura piramidale della figura e tutte le sue implicazioni esoteriche.
Secondo i pitagorici, inoltre, esisteva una coppia di principi: L’Uno o principio limitante e la Diade o principio di illimitazione. Nello specifico la “Monade” indicava l'Uno: il principio primo e geometricamente rappresentava il punto. La “Diade”, invece, era il principio femminile, indefinito e illimitato e rappresentava geometricamente la linea. La Monade rappresentava l’essenza di Dio, mentre la Diade il suo potere generatore. L’uomo era concepito in una dimensione ternaria: corpo, mente e anima. Lo spirito aveva preso da Dio la sua natura immortale, invisibile e attiva, mentre il corpo era la parte mortale, visibile e passiva. L’anima, infine, era strettamente legata allo spirito tramite un fluido cosmico.
La “Triade” era maschile, definita e limitata; geometricamente rappresentava il piano. La “Tetrade”, invece, rappresentava la giustizia, in quanto divisibile equamente da entrambe le parti; geometricamente rappresentava una figura solida. Molto importante e degna di nota è la “Pentade” ossia la rappresentazione della vita e del potere. Proprio per questo la stella iscritta nel pentagono, infatti, era proprio il simbolo dei pitagorici. Particolarmente importante era considerato il numero cinque detto anche “pentalfa”. Questo era proprio il numero connesso all’essere umano: indicava la volontà di riunire, per mezzo dell’anima cosciente, il cielo e la terra, lo spirito e la materia, dando significato alla creazione. Il numero cinque era anche il numero divino per antonomasia e racchiudeva nella proporzione aurea (il numero sacro 1,618) il segreto della creazione universale.
Infine la “Decade” rappresentava il numero perfetto. Infatti, secondo la loro concezione astronomica dieci erano i pianeti e proprio questo numero veniva sintetizzato con la tetraktys.
In sintesi, dunque, il numero era considerato archetipo fondante di tutto. Una visione matematica per spiegare l’armonia del mondo.
“Ci si abbandona a sogni che non possono e non devono essere turbati” afferma Albus Silente, il mentore di Harry Potter. A guardare le cifre della saga, forse, è proprio vero. Si parla di 450 milioni di copie in dieci anni, traduzioni in 77 lingue e tiratura iniziale italiana del primo volume conteggiate in 20mila copie: sono questi i numeri impressionanti del caso editoriale mondiale degli ultimi anni. Di certo i sogni di J.K. Rowling (pseudonimo di Joanne Murray), autrice dell’intera opera non sono stati turbati, anzi. Nel marzo del 2006 la rivista statunitense Forbes ha stimato le sue ricchezze in un miliardo di dollari, in pratica la prima persona a diventare miliardaria esclusivamente scrivendo libri; inoltre è anche la seconda donna più ricca del Regno Unito, dopo la regina Elisabetta II. Come si arriva a tanto successo?
La saga di Harry Potter
La storia di Harry Potter è una serie di romanzi fantasy suddivisa in sette volumi con le corrispettive trasposizioni cinematografiche; il lavoro di stesura è durato cinque anni a partire dall'inizio degli anni novanta e si è concretizzato poi con le pubblicazioni edite tra il 1997 e il 2007.
L'opera è ambientata nell'Inghilterra degli anni novanta e descrive le avventure del giovane mago Harry Potter e dei suoi migliori amici Ron Weasley ed Hermione Granger. L'ambientazione principale è la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove vengono educati i giovani maghi del Regno Unito. La scuola si trova in Scozia ed è raggiungibile immergendosi nel muro del binario 9 e ¾ della stazione di King's Cross di Londra, città magica europea per eccellenza.
Il racconto prende le mosse con Albus Silente, preside della scuola, che è costretto ad affidare il piccolo Harry Potter agli zii materni; il ragazzo ha un passato non chiaro dove certamente gioca un ruolo importante la strana cicatrice che ha sulla fronte. Rubeus Hagrid, il guardiacaccia della scuola di Hogwarts, infatti, gli racconta che i suoi genitori sono stati assassinati dal più grande mago oscuro di tutti i tempi, il cui nome è Lord Voldemort.
Ogni libro della serie rappresenta un anno nella vita di Harry dagli undici ai diciassette anni; i primi sei libri descrivono anche ogni singolo anno scolastico trascorso nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Simbolicamente si tratta di un viaggio iniziatico che progressivamente comporta un incremento della conoscenza dell’arte magica.
Tutta la storia è ambientata nel mondo reale, ma si sviluppa anche in un mondo magico parallelo che convive da sempre con quello delle persone comuni non magiche definite “babbani.
Il secondo livello di lettura
Fin qui tutto ciò che è scritto nei libri e che è stato abbastanza fedelmente riportato negli episodi dei film, ma proseguendo con un’analisi più approfondita si scoprono cose interessanti. C’è molto altro, disvelando la patina di buonismo di cui è ammantato.
Harry Potter buono o cattivo? Solo un maghetto occhialuto frutto della fervida immaginazione della sua ideatrice? Si è scomodato addirittura un papa; secondo Papa Benedetto XVI, infatti, la saga del giovane mago protagonista dei fortunati romanzi di Joanne K. Rowling «è una sottile seduzione che corrompe i giovani cristiani». Basti pensare, poi, alle parole di Voldemort quando dice «non esiste il bene e il male, esiste solo il potere» o ancora quando il provetto mago e i suoi amici si esprimono dicendo «giuro solennemente di non avere buone intenzioni».
In primo luogo si nota in ciascuno dei libri che l'atmosfera generale è un po' più cupa rispetto a quello che lo precede; il filo conduttore dei vari volumi è comunque sempre la lotta del piccolo mago con Voldemort che assume varie sembianze; solo nel quarto episodio c’è il primo faccia a faccia, quando lo stesso Voldemort prende forma nel corpo di Peter Minus. Il tutto, ovviamente, condito da una sequela di incantesimi con creature magiche e rituali in luoghi fantastici. Addirittura in alcuni casi i protagonisti parlano con gli spiriti. La trovata geniale dell'autrice che ha poi decretato il successo è stata riproporre in chiave giovanile e moderna le grandi leggende del passato: il mito di Merlino, l’incontro con gli Unicorni e i Centauri, la sfida ai Draghi, il canto ammaliatore delle Sirene e il tema del labirinto.
Voldemort, "il Signore delle tenebre", il cui nome viene pronunciato stentatamente, per lo più sostituito da "Tu-Sai-Chi", sembrerebbe un’allusione all'usanza ebraica di non pronunciare il nome
di Yahweh. Inoltre in tutti gli episodi non manca la celebrazione del Natale, svuotato però di ogni significato cristiano e lasciando quasi emergere implicitamente la valenza pagana della festa del sole che rinasce.
Il mondo tenebroso di Harry è un chiaro contrasto tra i buoni e i cattivi; il bene è sempre premiato e il male castigato: in realtà, però, i parametri morali sono capovolti perché anche i buoni ricorrono alle stesse armi dei cattivi.
Nel quarto episodio, in particolare, i sortilegi si moltiplicano e diventano facilmente quasi malefici, fino alla tragedia sanguinosa di uno stregone nero, Codaliscia, che uccide un compagno di Harry in un cimitero davanti ai suoi occhi. Poi ha luogo uno strano rituale, durante il quale il terrificante Voldemort riunisce il suo spirito in un corpo umano.
Le pratiche magiche sono molteplici: telecinesi, ovvero lo spostamento degli oggetti a distanza; materializzazione e smaterializzazione, divinazione attraverso gli specchi o immergendosi nell’acqua. Tutte pratiche potenti esercitate dai buoni spesso in maniera simpatica. In questi anni, come conseguenza, tanti bambini e ragazzi hanno cominciato a interessarsi di magia e occultismo e a desiderare di diventare maghi e streghe.
Forti e trasversali sono, poi, i riferimenti alla mitologia classica; gli esempi più palesi sono rappresentati dai maridi, dalle sirene di omerica memoria, dai centauri, dai cavalli alati, dai lupi mannari, dalle chimere, dalle manticore, dagli ippogrifi e da molte altre creature magiche ereditate della tradizione greco-romana. Fra tutti salta agli occhi il rifermento a Cerbero, il leggendario cane a tre teste che faceva la guardia al mondo dei morti. Vi è spazio anche per i troll, i famigerati mostri della mitologia nordica.
Una curiosità, inoltre, conferma l’essenza esoterica di tutta l’opera: Harry Potter ha la stessa data di nascita della sua autrice, il 31 luglio; la stessa anche di una delle più celebri esoteriste dell’Ottocento: Madame Blavatsky. In Ucraina, sua terra natale, per tradizione chi nasce la notte tra il 30 e il 31 luglio possiede grandi virtù ed è chiamato a fare grandi cose. Inoltre a Hogwarts si studia la divinazione proprio sul libro di testo di una certa Cassandra Vablatsky. Un anagramma che richiama senza dubbio proprio il nome della celebre occultista.
Il terzo livello di lettura
Nei romanzi di Harry Potter vi è ancora un ulteriore livello di lettura, ancora più celato. Aspetti meno evidenti e più criptici che però puntano al più vasto panorama esoterico e simbolico. Si possono riscontrare moltissime citazioni, dalla mitologia celtica a quella greca, dall'alchimia alla criptozoologia e si attinge a piene mani anche dagli stereotipi classici legati alla magia.
Prima di tutto la numerologia. Harry Potter inizia la sua avventura all’età di undici anni. Questo numero ha un valore simbolico molto forte nei circoli esoterici. A farla da padrone, però, è certamente il numero sette che ricorre spessissimo: non a caso anche la storia è divisa in sette volumi. Tale numero è ritenuto magico e divino. Il sette richiama, infatti, i cicli della terra e l’armonia dell’universo. Questa sua unicità è ribadita dal fatto che è il risultato della somma del tre (simbolo dello spirito o del maschile) e del quattro (simbolo della materia o del principio femminile). Anche la presenza della mandragola in uno degli episodi ci riconduce alla dualità maschio /femmina perché proprio la sua radice è caratterizzata da una peculiare biforcazione che ricorda tradizionalmente la figura umana (maschile e femminile).
Non mancano i riferimenti alle società segrete, espressi con maggiore evidenza in particolare in “Harry Potter e l’Ordine della Fenice”. Altro elemento importante si riscontra nell’ultimo episodio e nello specifico nel simbolo con cui vengono rappresentati i “Doni della Morte”: una sorta di occhio triangolare dalla pupilla verticale; all’interno dello stesso vi sono un cerchio e una linea retta che spacca in due triangolo e cerchio. Il triangolo simboleggia il “Mantello dell’Invisibilità”, il cerchio, invece, raffigura la “Pietra della Resurrezione” e la linea, infine, rappresenta la “Bacchetta di Sambuco”. Questo simbolo, se lo si guarda attentamente, ricorda molto da vicino la piramide con l’occhio al centro che è uno degli emblemi dell'Ordine degli Illuminati.
Tre oggetti (mantello, pietra e bacchetta) che danno al suo possessore il dono di elargire la vita e la morte e la possibilità di preservarsi da quest’ultima. Questa è una tematica massonica: come dimostra, infatti, il rituale di iniziazione in cui si mette in scena la morte e la resurrezione dell’iniziato. Nel primo episodio addirittura appare in bella mostra anche un pavimento a scacchi, con un chiaro riferimento al tempio massonico.
I richiami ai circoli esoterici non son isolati, ma costanti: in tutta la saga il compito, per esempio, di recapitare i messaggi è affidato al gufo, animale questo da sempre associato alla notte e alle tenebre, oltre ad essere chiaramente un riferimento al Bosco Boemo e agli incontri a sfondo esoterico che in esso si tengono.
Inoltre Harry scopre, suo malgrado, di parlare il “Serpentese”, ossia il linguaggio dei rettili. In tutte le tradizioni antiche, a partire da quella ebraica biblica, in cui il rettile sinuosamente arrotolato all'albero della conoscenza tenta Adamo ed Eva con il frutto proibito, altro non è che un simbolo del discernimento fra bene e male. Il serpente, infatti, rappresenta proprio la conoscenza, intesa come mezzo per l’uomo di elevarsi a conoscenze superiori e iniziatiche.
Nel primo romanzo della serie, “Harry Potter e la Pietra Filosofale”, vi sono altri chiari riferimenti
all’esoterismo: la pietra filosofale, per esempio, è la mitica sostanza che, secondo gli alchimisti, dovrebbe tramutare il metallo vile in oro. Un’altra particolarità della pietra sarebbe quella di ricreare l’elisir di lunga vita. Nel romanzo vi è anche una citazione a Nicolas Flamel. Si pensa che sia stato l’unico a trovare la pietra filosofale e a ricavarne l’elisir. Altri elementi alchemici sono rintracciabili anche nel secondo libro con la figura del mostruoso Basilisco, un chiaro collegamento all' Uroboros. Nella trattazione classica questo simbolo rappresenta l’eterna ciclicità che ha inizio da una fine precedente e una fine che genera un nuovo inizio. Sempre nel secondo libro vi è anche un richiamo alla Fenice, il mitico uccello di fuoco che rinasce dalle proprie ceneri. Tutto questo è un chiaro principio alchemico che associa la morte a una sorta di rinascita.
Un elemento particolare, poi, appena accennato ma rilevante è il potere curativo del sangue di Harry Potter; evidentemente un’allusione importante al sangue di Cristo e a tutte le tematiche ad esso collegato.
Perfino le quattro “Case” in cui è divisa Hogwarts potrebbero avere radici di riferimento nelle diverse fasi previste dal processo alchimico. “Tassorosso” rappresenterebbe il servizio e il sacrificio di coloro che lavorano in silenzio per aiutare l’umanità, definita alchemicamente “rubedo”; “Corvonero” rappresenterebbe il mago e l’iniziato al principio della sua opera quando gli insegnamenti sono ancora nel buio interiore e la luce non è ancora arrivata per far germogliare le sue potenzialità (“nigredo”); “Serpeverde” sarebbe la forza che controbilancia e che se non è adeguatamente guidata può sfociare nella distruttività, in pratica è una delle due accezioni di “albedo”; “Grifondoro”, infine, incarnerebbe l’altra accezione di albedo, ossia la trasmutazione. Harry Potter appartiene proprio a quest’ultima casa.
Insomma, in sostanza, dietro l’apparente bonario maghetto britannico si nasconde un mondo tutto da scoprire con buona pace della sua stessa fortunata autrice che ancora per bocca di Albus Silente da un leggio a forma di gufo fa dire: «La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi se solo uno si ricorda di accendere la luce».